ROMA L’appuntamento è per le 15.30 al Complesso di Sant’Ivo alla Sapienza. Qui i 23 senatori della Giunta per le Elezioni inizieranno l’iter, non breve, che dovrebbe portare al voto sulla decadenza da senatore di Silvio Berlusconi. Oggi non accadrà nulla di decisivo. I senatori inizieranno ad ascoltare la relazione di una trentina di cartelle sul caso che uno di loro, il sorteggiato Andrea Augello del Pdl, ha preparato nei giorni scorsi. E’ prevedibile un aggiornamento dei lavori ai prossimi giorni. Così come è prevedibile - difficilmente oggi - che la relazione di Augello venga bocciata e venga nominato un nuovo relatore. Tempi lunghi, insomma, e la giornata di oggi sarà destinata semplicemente a incardinare, come si dice in gergo, cioè ad avviare l’esame del caso. Un caso che, a dar retta al semplice pallottoliere politico, appare segnato. E’ notevole infatti la distanza numerica fra i 14 senatori sulla carta favorevoli alla decadenza (8 Pd, 4 grillini, uno di Scelta Civica e uno di Sel) e gli 8 contrari (Pdl, Lega e Autonomi) mentre il voto del socialista Buemi (eletto nelle liste Pd) è l’unico a non essere già assegnato.
E Berlusconi? In linea con chi gli consiglia prudenza, continua a tacere. In sua vece è intervenuto ieri Angelino Alfano che ha lanciato un nuovo appello al Pd e al «senso di responsabilità» intrecciando così le sorti del governo all'atteggiamento del partito democratico invitato con garbo «a ragionare».
Da Cernobbio, il ministro dell'Interno (che ha avuto un lungo colloquio con il premier Enrico Letta) ha fato intendere come la decisione di ricorrere alla Corte Europea dimostri che «il caso sia tutt'altro che chiuso». Il segretario pidiellino ha chiesto Democratici «senso di responsabilità» sottolineando come «Berlusconi più di tutti abbia voluto la nascita dell'esecutivo». Un vero e proprio appello quello di Alfano a cui fa eco quello di Gaetano Quagliariello che confida nella «serenità di giudizio» da parte della Giunta.
LEVATA DI SCUDI
L’ennesima levata di scudi del Pdl però non sembra aver fatto breccia nelle trincee del Pd. A ribadire la posizione dei democratici - con Bersani che brucia sul nascere ogni speranza Pdl - ci ha pensato il responsabile giustizia Danilo Leva: «Basta ricatti - ha avvertiti - la legge è uguale per tutti». A ribadire che la carta del ricorso a Strasburgo non sarebbe decisiva è stato poi Luciano Violante da alcuni giorni al centro di polemiche nel Pd per il suo atteggiamento «aperturista» nei confronti delle richieste del Cavaliere. Ma nel Pdl c'è chi non si arrende: il coordinatore Sandro Bondi non esclude infatti «una revisione» dell'interno processo Mediaset poiché le indagini condotte dai magistrati svizzeri, mettono in evidenza come l'intera vicenda «si è fondata su di un pregiudizio senza alcuna prova documentata».
La tattica dello staff politico e giuridico che ruota intorno al Cavaliere è cristallina: tentare tutte le strade, dalla Consulta alla corte Europea di Strasburgo per cercare di allungare i tempi di discussione e di conseguenza il voto sulla decadenza. Ma il cavaliere potrebbe anche cambiare registro. Forse già domani sarà a Roma per valutare sul campo il da farsi. Non a caso il capogruppo alla Camera, Renato Brunetta, ha riaperto le danze sui conti con una frase secca e chiara: «Se aumenta l’Iva salta tutto».