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Data: 09/09/2013
Testata giornalistica: Il Messaggero
Libero Quirico il giornalista rapito in Siria cinque mesi fa

ROMA «Provato ma in buona salute» fanno sapere fonti della Farnesina mentre l’aereo che riporta a casa Domenico Quirico, il giornalista della Stampa rapito in Siria cinque mesi fa, sta atterrando all’aeroporto di Ciampino. I familiari non hanno fatto in tempo ad arrivare a Roma e lo abbracceranno a Torino, in redazione, forse già nel pomeriggio di oggi. Si apre il portellone ed eccolo finalmente Quirico, uscire dall’aereo e discendere senza bisogno di aiuto la scaletta ai piedi della quale lo attende commossa e soddisfatta il ministro degli Esteri Emma Bonino insieme al capo dell’Unità di crisi della Farnesina, Tafuri.
IL VOLTO TIRATO
Quirico ha la barba lunga, il volto tirato. Abbraccia il ministro e insieme si avvicinano ai cronisti: «Voglio ringraziare tutti coloro che hanno contribuito alla mia liberazione. Voi sapete che ho cercato di raccontare la rivoluzione siriana partendo da Aleppo. Ma è possibile che questa rivoluzione mi abbia tradito, non è più una rivoluzione laica...So poco, è come se avessi vissuto cinque mesi su Marte... Come mi hanno trattato? Non bene. Sì, ho avuto molta paura...». Le domande lo incalzano ma gli uomini dei servizi lo portano via, ha bisogno di riposo. Si conclude così, venti minuti dopo la mezzanotte, l’angosciante attesa della sorte dell’inviato della Stampa. Cinque mesi di domande, di silenzi. L’otto aprile scorso aveva telefonato alla moglie Giulietta, quando era già entrato in territorio siriano.,rassicurandola, perché doveva attraversare una zona priva di “campo” e il suo satellitare diventava inservibile e in ogni caso non utilizzabile per ragioni di prudenza. È stata l’ultima voltaprima di un lungo silenzio che ha fatto temere il peggio. Prigioniero, sembra, di un gruppo di criminali comuni in contatto con i ribelli. Il giorno dopo la telefonata con la moglie, il 9 aprile, Quirico ha mandato un sms a un collega della Rai. L’ultimo messaggio prima di un silenzio durato troppo a lungo. Alla Stampa i suoi colleghi hanno scelto la via della prudenza. D’intesa con i servizi segreti e con la Farnesina si è taciuto, per cercare di conquistare un contatto, per trovare un segnale che portasse ai suoi rapitori. Quando, sempre d’intesa con la Farnesina, è stata diffusa la notizia di Quirico scomparso, il silenzio è continuato ancora fino all’appello delle due figlie di Quirico, nella speranza che si smuovesse qualcosa.
IL QUIRINALE
Il 6 giugno, finalmente, il primo annuncio: «È vivo», ha reso meno penosa l’attesa fino a ieri. Con l’inviato della Stampa è stato liberato anche il belga Pier Piccinin, che era sequestrato con lui. «Un caso particolarmente complicato» lo ha definito il ministro degli Esteri Emma Bonino, nel esprimere la sua gioia per la notizia. «La speranza non è mai venuta meno» ha commentato il premier Enrico Letta. «Vivissimo apprezzamento» ha rivolto il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano alla Farnesina e ai servizi segreti. Si continua a non avere notizie invece di padre Paolo Dall’Oglio, il gesuita scomparso sempre in Siria nel luglio scorso. Con la speranza, pallida, che si possa salvare anche lui.

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