PESCARA «Presa d’atto delle dimissioni dei componenti del consiglio di amministrazione dell’Aca e decadenza dell’intero esecutivo, revoca degli amministratori e nomina di un nuovo amministratore unico dell’Aca». Sono questi i tre punti divenuti «urgenti e imprescindibili» e formalizzati nel ricorso che il sindaco di Pescara Luigi Albore Mascia e quello di Chieti Umberto Di Primio hanno depositato al tribunale delle imprese dell’Aquila per richiederne l'intervento per convocare un’assemblea formale dell’azienda coinvolta, il 17 luglio, nell’inchiesta per presunte tangenti della Forestale e della squadra Mobile che hanno arrestato ai domiciliari sei persone tra cui il presidente Ezio Di Cristoforo, da agosto all’obbligo di dimora a Bolognano. Il ricorso. a cura dell’avvocato Carlo Montanino, è la risposta scritta alla convocazione informale dell’assemblea dell’Aca prevista per oggi alle 15. «Un’assemblea che non sarà di fatto neanche verbalizzata», illustrano i due sindaci di Pescara e Chieti, «e che quindi non determinerà alcun effetto nella decisione delle future sorti dell’Aca se non un’ulteriore perdita di tempo a discapito dei cittadini e degli enti soci». Nel ricorso viene, inoltre, ricordato che il capitale sociale dell’Aca, di cica 780 mila euro, è diviso in 69 azioni ordinarie con diritto di voto: il Comune di Pescara, titolare di 5 azioni, e il Comune di Chieti, titolare di 3 azioni, rappresentano quindi più di un decimo. Il braccio di ferro tra i due Comuni e l’azienda comprensoriale acquedottistica è iniziato in seguito all’inchiesta che ha portato a galla presunte irregolarità, secondo l’accusa, anche nelle gare per la manutenzione della rete fognaria di Pescara. In seguito all’inchiesta, alcuni comuni soci avevano indirizzato una nota datata 26 luglio ai vertici amministrativi dell'azienda per chiedere la convocazione dell’assemblea ordinaria per discutere la decadenza del vecchio consiglio di amministrazione e la nomina del nuovo amministratore considerando anche, come ricordano i due sindaci, che il consigliere di amministrazione Concetta Di Luzio aveva rassegnato le dimissioni e «l'altro componente Giuseppe Di Michele è da tempo cessato dalla carica per scadenza del mandato, essendo stato nominato per un triennio a partire dal 2008». Dopo la richiesta dei comuni il vicepresidente Di Michele, illustrano i due sindaci, «ha comunicato che non avrebbe dato seguito alla convocazione non condividendo il giudizio secondo il quale il cda della società deve intendersi decaduto, convocando piuttosto un'assemblea informale per oggi per discutere genericamente della futura governance aziendale». A questo punto Mascia e Di Primio si sono rivolti al tribunale delle imprese: «L'assemblea è doverosa, è un obbligo che esclude qualunque discrezionalità, quindi il vicepresidente Di Michele non poteva esprimere un rifiuto rispetto alla nostra richiesta, soprattutto di fronte alla situazione evidente di impossibilità a operare dell'attuale cda, ovvero l'obbligo di dimora per il presidente, le dimissioni del consigliere Di Luzio e la scadenza del mandato del vicepresidente: una situazione che impone il rinnovo dell'organo esecutivo». Sarà il tribunale delle imprese a decidere adesso di ordinare la convocazione dell'assemblea dei soci dell'Aca, designando anche la persona che dovrà presiederla, per discutere tre punti indicati: «Le dimissioni dei componenti del consiglio d'amministrazione, la revoca degli amministratori e, infine, la nomina dell'amministratore unico o dei nuovi amministratori con la determinazione dei relativi compensi». «Oggi», conclude Mascia, «decideremo dopo un giro di telefonate con gli altri sindaci se partecipare o meno all'assemblea informale».