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Data: 11/09/2013
Testata giornalistica: Il Messaggero
Verso la crisi di governo - Mercato Palazzo Madama in 23 già pronti al soccorso. Il falco Verdini si attacca al telefono per frenare l’emorragia azzurra.15 grillini nel pallottoliere del centro sinistra, i neoresponsabili di Sel

Anche se le coltellate stavolta non c’entrano, il 23 è infatti la cifra che angoscia Berlusconi in queste ore e che smoscia i suoi ardori pro-crisi. Al mercato del Senato, dove si decidono i destini della legislatura e del Paese, circolano a destra e a sinistra tabelline in cui c’è scritto che un Letta bis, o comunque un governo della continuità, potrebbe addirittura contare su una maggioranza assai più ampia dei 161 voti del quorum minimo e capace di arrivare fino a una vetta super-sicura di 184 seggi. Rintracciabili di qua e di là, in maniera random, e però tangibili come i pezzi del pallottoliere e in grado di cantare come una vecchia canzone dei Supertramp che guarda caso ieri sera risuonava nell’i-phone di un giovane senatore azzurro: «Crisis? What crisis?». Ma quale crisi può permettersi il Cavaliere, che infatti sta frenando, se 23 possibili neo-responsabili sono pronti a tenere in vita un governo Letta quando il premier arriverà in aula e chiederà a tutti i senatori, anche a quelli del Pdl, se stanno con Berlusconi o con l’Italia?
Il Cavaliere, come ogni giorno, chiede a Denis Verdini di fare la conta dei parlamentari fedeli e di quelli in bilico - il plenipotenziario di Silvio in Senato ha sempre il pallottoliere nella tasca - e ieri l’ultimo ceck ha dato riscontri positivi per quanto riguarda il gruppo pidiellino. Ma una cosa è rispondere: «Denis, stai tranquillo». E un’altra cosa è lasciarlo tranquillo sul serio. Verdini ha richiamato per l’ennesima volta Domenico Scilipoti: «Possiamo stare sereni?», ha chiesto al re dei peones. Risposta positiva, ma pure un po’ interlocutoria. Ha chiamato tanti altri: «Non fate scherzi, eh!!!». Sente continuamente il senatore Nitto Palma, ex ministro e attuale coordinatore regionale: «Mi raccomando i campani. Tienili stretti. Vedi qualcuno di loro, cioè dei tuoi, che potrebbe cedere?». Tutti lo rassicurano all’infaticabile Denis. Ma nessuno vuole andare a votare (ammesso che Napolitano conceda le urne) e in tanti hanno paura di Daniela Santanchè come padrona delle liste elettorali, pitonessa della nuova Forza Italia pronta a lanciarsi nella nuova crociata per la libertà di Silvio e dell’Italia. Notizie di fughe massicce dal Pdl, zero. Ma smanie d’avventure crisaiole, meno di zero. E quello che ha appena spiegato il senatore che dovrebbe subentrare a Berlusconi come eletto nel Molise, Ulisse Di Giacomo, rappresenta un idem sentire poco esprimibile ma molto radicato nel corpaccione parlamentare degli azzurri: «Se il seggio di Berlusconi va a me, io voterò per tenere in vita il governo».
I continuisti, quelli per il Letta bis, quelli per un governo simil-Letta o variamente assortito in nome del non voto per il momento hanno l’aspetto di piccoli grandi numeri che rimbalzano nelle tabelline. Sulle quali si leggono cifre così, terribilmente negative per i falchi del Pdl, nonostante le rassicurazioni verbali che valgono quel che valgono. A bocce ferme, un Letta bis ha 147 voti, contando anche i 5 senatori a vita e i 4 grillini fuoriusciti dal gruppo. Mancano 14 voti, per arrivare al quorum che è di 161 seggi. Se ai 147 si aggiungono i 7 di Sel («Sel ci sta», dice Vendola da giorni, naturalmente ponendo condizioni), si arriva a 154. Ne mancano 7, per arrivare a 161. Ma se si aggiungono, e questo è il cuore delle nuove tabelline circolanti, 15 grillini possibilisti, stanchi di Casaleggio e un po’ anche del guru Beppe e nemici delle urne (nomi? si fanno tra gli altri quelli di Orellana, Battista, Currò, Bencini, Campanella, Bocchino, Pepe, Vacciani); 5 senatori del gruppo del Gal (che conta dieci membri tra sicilianisti, leghisti, berluscones, cani sciolti, parlamentari di razza come Naccarato); e dieci pidiellini d’area meridionale e soprattutto siciliana (si sprecano i sospetti: Torrisi, Mancuso, Gualdani più Ruvolo e Scoma, Langella e Falanga, Milo e Pagano e Scilipoti naturalmente?), si arriva a quota 184. Che significa superare di 23 voti il quorum che è di 161.
IL CANTIERE
Il cantiere del Letta bis, insomma, pare bene avviato. Magari alla fine l’edificio non sarà così forte come spifferi e calcoli stanno facendo sperare i continuisti e disperare i crisaioli, ma nella maggioranza silenziosa in Senato l’umore è tutt’altro che combat. E appena gli azzurri di Palazzo Madama ieri hanno ricevuto l’sms di sconvocazione della riunione congiunta dei gruppi parlamentari, che doveva aprire la fine del mondo delle larghe intese, molti di loro hanno tirato un sospiro di sollievo. Non soltanto pensando alla propria poltrona diventata forse un po’ più stabile ma anche considerando i rischi dello strappo per il loro partito: se ci sarà un governo senza il Pdl - questo il ragionamento diffuso - il Pdl smotta. Anche perchè, ecco il messaggio che viaggia da Palazzo Madama a via dell’Umiltà e si allunga fino a Palazzo Grazioli e segue Berlusconi fino al Nord quando si reca lassù ad Arcore, i numeri per un nuovo governo al Senato non vanno trovati. Ci sono già. E non paiono affatto striminziti.

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