Parla il leader del Pd: «Sul Cavaliere nessuna vendetta, vogliamo solo applicare le regole»«Non possiamo accettare lungaggini
La Giunta si pronunci entro pochi giorni»
ROMA Mentre sula decadenza di Berlusconi in Giunta al Senato i fragilissimi fili di tregua vengono nuovamente spazzati via, Enrico Letta ammonisce: «Basta un niente per mandare all’aria i buoni risultati conseguiti». Fischiano le orecchie al Pdl, of course. E al Pd no? «Non scherziamo», reagisce con impeto Guglielmo Epifani. «Letta parla al Paese e fa bene visto che nonostante alcuni segnali positivi la messa in sicurezza dell’Italia non è affatto completata».
Segretario, dica la verità: dopo vent’anni avete finalmente Berlusconi con il collo scoperto e non vedete l’ora di azzannarlo, di compiere quell’assassinio politico di cui parla Brunetta.
«Non diciamo sciocchezze. La realtà è che bisogna finirla con i giochini, con la melina per cui da settimane e mesi l’Italia è preda della sindrome giudiziaria di Berlusconi. Non si può andare avanti a forza di fibrillazioni, minacce, ricatti. Un conto è riconoscere il tempo a chi vuole illustrare le proprie proposte come sta avvenendo in Giunta, un altro è sottostare a manovre dilatorie. Questo non possiamo accettarlo».
Insomma la settimana prossima la Giunta deve votare. E’ così?
«Beh, almeno sulla relazione di Augello direi proprio di sì. Poi si indicherà un nuovo relatore, ci sarà un voto conclusivo e dopo si andrà in aula. In ogni caso, giorno più o giorno meno, il punto politico rimane: Berlusconi e il Pdl devono decidere cosa fare. O si rendono conto che prima di tutto viene l’interesse del Paese anche rispetto ad una vicenda personale pure importante, oppure scelgono un’altra strada e se ne assumono la responsabilità. La cosa che non mi pare possiamo permetterci è di continuare con questo andazzo in cui tutto si riassume nel problema personale di Berlusconi quando le emergenze sono tante altre e richiedono di essere affrontare con la forza di cui c’è bisogno».
Segretario, senza ipocrisie: quella vicenda è decisiva per le sorti del governo...
«E infatti noi stiamo tenendo una rotta univoca: in uno Stato di diritto la legge deve essere uguale per tutti, senza eccezioni. Le accuse che ci piovono addosso dal Pdl vanno rispedite al mittente: la sorte del governo non c’entra niente, i problemi di Berlusconi li deve risolvere Berlusconi stesso».
Il voto della Giunta seppellirà le larghe intese. Il Pd voterà assieme con i 5Stelle e a Sel: sarà la nascita di una nuova maggioranza, magari anche di governo?
«Guardi, non si può far discendere un equilibrio politico dall’adempimento dovuto nei riguardi di una legge. Individualmente i componenti della Giunta voteranno secondo coscienza».
Però è innegabile che quel voto avrà una fortissima valenza politica.
«Certo, è ovvio. Ma non è che quel voto viene assunto sulla base di una convenienza politica: è fatto nel rispetto di una legge. Se al posto di Berlusconi ci fosse un altro, anche uno dei nostri, ci comporteremmo allo stesso modo. Non c’è alcun accanimento o alcun atteggiamento strumentalmente punitivo. Se si creerà un certo clima è perché il Pdl ha voluto crearlo, facendo in modo che il rispetto della legge diventi un fatto politico e produca conseguenze. Una assurdità».
Se Letta cadesse, che tipo di soluzione indica il Pd?
«Intanto servirebbe un governo per fare la riforma elettorale».
Con quale maggioranza: acquisendo i transfughi di questo o quel partito? E sempre con Letta premier?
«Intanto diciamo che per noi c’è un doppio impegno: far proseguire l’azione di governo e rispettare la legge. Se altri vorranno assumersi la responsabilità di provocare la crisi, ci riuniremo e valuteremo il da farsi. Ho parlato di riforma elettorale perché il Porcellum, per motivi che tutti conoscono, va cambiato a prescindere: è nell’interesse del Paese».
Ma per cambiarlo serve una maggioranza. Si può fare una riforma così importante senza o contro il Pdl?
«Ovviamente se il Pdl si sfila fare la riforma diventa ancora più difficile. Ma ci dovremo provare lo stesso».
E se invece il Pdl la crisi non la facesse, Renzi ci starebbe a lasciare proseguire Letta fino al 2015 e oltre?
«La verità è che si fanno illazioni e si attribuiscono a Renzi intenzioni o disegni sotterranei che lui ha sempre smentito. La larghe intese non sono un accordo per la vita: si tratta di un passaggio stretto, imboccato in assenza di alternative, per fare un servizio al Paese».
Mettiamo che Letta vada avanti. Palazzo Chigi ha detto che nel cuore della sua azione - e dunque della legge di stabilità - ci sarà la riduzione del cuneo fiscale. E’ d’accordo?
«La priorità è sostenere gli investimenti e l’occupazione. Sul cuneo fiscale bisogna intendersi: si vogliono solo togliere contributi che ora gravano sulle spalle delle imprese? E ai lavoratori? Niente?».