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Data: 12/09/2013
Testata giornalistica: Il Messaggero
Lorenzin: la linea dura non aiuta Silvio serve una soluzione politico-istituzionale

ROMA «Il Cavaliere anche quando l’altro ieri ci ha telefonato mentre eravamo in riunione nello studio di Angelino, ci ha ripetuto quello che ci dice sempre: io voglio che questo governo vada avanti e continui la sua opera. Ma – aggiungo io – non a tutti i costi. I matrimoni si fanno in due. Il governo Letta sta facendo il bene dell’Italia e sono tanti i dossier e le riforme fatte e quelle da fare, ma il contesto in cui l’azione del governo si dispiega è decisivo, altrimenti si vive fuori dal mondo e si fa finta di non conoscere le feroci dinamiche parlamentari. Il Pd sapeva chi era e chi è Silvio Berlusconi, compreso il rischio che gli arrivasse una condanna definitiva e, per me, ingiusta, come quella che gli arrivata. Ora dentro il Pd non possono fare gli ingenui o andare in fibrillazione perché – come mi vengono a raccontare loro stessi – non reggiamo i tweet e i post su Facebook».
Beatrice Lorenzin è un fiume in piena. Il ministro della Salute, che si autodefinisce «una super-colomba», ha deciso di rompere un silenzio che coltivava da quando ha giurato nelle mani del Capo dello Stato ed ha le idee chiare. La ministra ci riceve nel suo ufficio, al secondo piano del ministero. Ambiente, oggetti e collaboratori: tutto è molto semplice e informale. La Lorenzin è easy, smart o 2.0 che dir si voglia. Sino a ora ha scelto di concentrarsi sulle tematiche e i dossier del suo dicastero, la Salute.
Ministro, non è una tautologia, detta da lei, che il governo deve andare avanti?
«No. Il governo Letta ha davanti a sé compiti importanti. Riformare la Costituzione, cambiare la legge elettorale, varare riforme economiche decisive per il Paese, riagganciare la ripresa, preparare il semestre europeo e la stagione delle riforme dell’Unione che sarà, nel 2014, a guida italiana. Per fare tutte queste cose serve un governo stabile. Un governo come il nostro che è di servizio all’Italia e di pacificazione dopo quasi vent’anni di scontro permanente tra i due maggiori partiti».
Non pare questo il clima: i falchi di Pdl e Pd vogliono farci cadere, mi ha detto un suo collega.
«Certo, è difficile andare avanti se uno dei due partner principali del governo dimostra atti di ostilità permanente nei confronti del leader dell’altro. Non si pretende, dai commissari del Pd, di entrare nel merito della sentenza, ma credo che Berlusconi abbia diritto di essere trattato come tutti gli altri. Confido che in giunta immunità del Senato prevalga alla fine il buon senso e la ragionevolezza e si trovi una soluzione che tenga conto delle prerogative cui ha diritto ogni parlamentare».
Insomma, se ci sarà la crisi di governo la colpa è sempre degli altri?
«No, però noi non possiamo neppure porgere continuamente l’altra guancia, ne abbiamo solo due! Se il Pd vuole continuare con questo governo lo dica una volta per tutte e chiaramente, altrimenti vada a spiegare agli italiani il perché di questa accelerazione pregiudiziale contro Berlusconi, di questi atti di ostilità preconcetta. Io so come spiegarmeli, purtroppo: con le dinamiche congressuali di un partito che deve decidersi su cosa vuol fare: governare con noi oggi o rincorrere Grillo domani».
E i falchi del Pdl che tutti i giorni dicono al Cavaliere di andare alla guerra non hanno colpe?
«Una cosa è sicura. Chi, anche nel mio partito, incita Berlusconi a rompere tutto, ad andare alla guerra, non lo aiuta di certo e non aiuta il clima. Ho 41 anni, appartengo a una nuova generazione, credo nel ritorno di Forza Italia e quando nascerà io ci sarò di certo e avrò molte cose da dire».
Ferrara, intanto, consiglia a Berlusconi di chiedere la grazia e dimettersi da senatore. Cosa ne pensa?
«Io Silvio Berlusconi lo preferisco, e lo voglio, senatore della Repubblica e uomo libero, non certo da altre parti... Vorrei cioè che mantenesse la piena agibilità politica che gli spetta».
Per tradurre: lei, ministro Lorenzin, sta chiedendo la grazia presidenziale?
«Non sarò certo io a dire cosa deve fare. Berlusconi deciderà con i suoi familiari e i suoi amici, oltre che con i suoi avvocati cosa è meglio per lui, ma credo che una soluzione politico-istituzionale vada trovata».

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