Iscriviti OnLine
 

Pescara, 16/05/2025
Visitatore n. 743.963



Data: 14/09/2013
Testata giornalistica: Il Messaggero
Arriva il giro di vite sulla Cig in deroga. È pronta la bozza di decreto che fisserà i nuovi criteri per accedere all’ammortizzatore sociale. No dei sindacati

ROMA La bozza del decreto con i nuovi criteri per la concessione della cassa integrazione in deroga è pronta e sarebbe stata anche già illustrata qualche giorno fa, durante un incontro riservato, ai sindacati. Ai quali, pare, non sia piaciuta per niente. Per non parlare delle Regioni che già preparano le barricate. E sì, perché la riforma è di quelle toste. Con tagli netti alle prestazioni. Il principio da cui si parte è: la cassa in deroga (che, a differenza degli altri tipi di cig, è tutta a carico della fiscalità generale) non può avere costi incerti, con necessità di continui rifinanziamenti (l’ultimo è arrivato a fine agosto con altri 500 milioni). Bisogna mettere un tetto annuo. Il ministero dell’Economia punta a fissarlo alla cifra tonda di un miliardo. Di certo negli ultimi anni, complice la crisi, la cig in deroga ha drenato sempre più soldi: 3,8 miliardi nel biennio 2011-2012 (di cui 2,4 miliardi nel solo 2012); e per il 2013 il conto è già a circa 2,5 miliardi (1 stanziato dal governo Monti, 1,5 dal governo Letta con due successivi provvedimenti). Secondo alcuni dati elaborati dalla Uil in questi primi 8 mesi del 2013 in alcune regioni (il Veneto, ad esempio) il ricorso alla cig in deroga è aumentato di oltre il 57%.
Per essere sicuri che nei prossimi anni non si supererà la spesa di un miliardo di euro, al ministero del Lavoro, la squadra guidata dal sottosegretario Carlo Dell’Aringa ha dovuto necessariamente procedere per eliminazione. E l’accetta è caduta sia sulla durata della prestazione che sul bacino dei potenziali beneficiari.
SUSSIDIO PIÙ BREVE

Entro i prossimi due anni la durata del sussidio diminuirà drasticamente: dal 2015 non potrà superare 5 mesi all’anno e 10 nell’arco del biennio. Attualmente è possibile arrivare anche a 12 più 12. Il passaggio sarà graduale: nel 2014 infatti la durata è fissata per 7 mesi all’anno, con un massimo di 12 nel biennio. E questo sempre che si faccia parte della platea dei lavoratori non cassintegrabili con lo strumento ordinario o straordinario. Ovvero quei lavoratori impiegati in aziende con meno di 15 dipendenti (50 nel commercio) e in alcuni settori specifici (ad esempio le municipalizzate).
MENO BENEFICIARI

Alla cig in deroga, però, attualmente possono accedere anche aziende industriali con più di 15 dipendenti che hanno esaurito il loro plafond di cig ordinaria e straordinaria (si pensi alla Fiat, ad esempio). La bozza di decreto lo consente ancora solo per i prossimi due anni, e comunque con durata della prestazione ridotta: 6 mesi (10 nel biennio) nel 2014; 4 mesi (8 nel biennio) nel 2015. E così per le aziende che fanno parte dei settori «scoperti» da cig ordinaria per i quali la legge Fornero già prevedeva la costituzione di fondi di solidarietà bilaterale tra imprese e sindacati che avrebbero dovuto provvedere ai sussidi (non più quindi a carico della fiscalità generale). Ma le intese necessarie sono al palo per le forti resistenze da parte delle aziende di appensantire i costi, ora che la crisi ancora morde. La legge Fornero inizialmente fissava il termine ultimo per la costituzione dei fondi allo scorso 18 marzo, poi si è rinviato al 31 luglio e ancora al 31 ottobre prossimo. E se così non sarà dal primo gennaio 2014 si dovrà versare al fondo residuale presso l’Inps in base a meccanismi e criteri fissati dal governo. Una volta attivati, i fondi dovranno andare a regime entro il 2017.
MOBILITÀ IN DEROGA

La scure cade anche sulla mobilità in deroga, il sussidio erogato ai lavoratori licenziati da aziende che non hanno i requisiti per accedere alla mobilità ordinaria (o a quelli che hanno ottenuto la proroga una volta esaurito il plafond della ordinaria). Anche qui sono previsti tagli alla durata: nel 2014 si potranno concedere al massimo 10 mesi (6 a chi già beneficia del sussidio da oltre 3 anni); nel 2015 la durata si abbassa a 6 mesi (niente sussidio per chi ha superato il tetto dei tre anni). E se il lavoro ancora non lo si è trovato? La speranza è tutta riposta nei ”nuovi centri per l’impiego”, l’altra riforma a cui sta lavorando il Welfare.

www.filtabruzzo.it ~ cgil@filtabruzzo.it