PESCARA. Vertice lunedì prossimo in Comune per il completamento del primo lotto della filovia.
Obiettivo dell’incontro, al quale prenderà parte il presidente della Gestione Trasporti Metropolitana Michele Russo, sarà quello di fissare il nuovo cronoprogramma dei lavori e la data di ripresa delle opere.
«Insieme esamineremo e valuteremo le prescrizioni impartite dal Comitato di Via», spiega l’assessore alla Mobilità, Berardino Fiorilli, «con l’obiettivo di velocizzare al massimo l’intervento per la messa in esercizio dell’infrastruttura di cui Pescara ha un bisogno strategico, mentre intanto ci prepariamo già al secondo lotto delle opere per la prosecuzione del percorso riservato verso sud».
La Gtm intanto vedrà, nelle prossime ore, l’impresa che si è aggiudicata l’intervento, la Balfour Beatty.
Russo in una intervista rilasciata a Tv6 ha parlato di un «percorso tortuoso che poteva verificarsi solo nel nostro paese. Non c’era bisogno di bloccare il cantiere per un anno», sostiene, «con danni per la collettività, costi per l’ente appaltante per i danni che l’impresa ci chiederà. Adesso ripartiremo subito» e si prevede «un anno di lavori».
Tra le prescrizioni impartite dal Comitato Via: l’obbligo a incrementare le piantumazioni di alberi, l’abbattimento delle barriere architettoniche con la revisione dei marciapiedi, l’installazione di centraline per monitorare l’ inquinamento atmosferico e acustico.
«Basta barriere, basta blocchi di protesta, oggi abbiamo il diritto di lavorare, di portare a termine un’opera pubblica che rispetta le regole», continua Fiorilli.
Stesso invito arriva dal presidente della provincia, Guerino Testa: «è stato accumulato un ritardo non indifferente su un'opera finanziata venti anni fa, appaltata nel 2007 e con lavori iniziati nel 2009». Testa ritiene «eccessivi» i ricorsi che hanno «paralizzato» l’opera pubblica e si augura che adesso il tutto scivoli via velocemente.
«La vicenda, che oggi sembra definitivamente risolta», ha scritto invece il presidente Gianni Chiodi su Facebook, «dimostra come sia oggi impossibile investire in Italia. Tra falsi ambientalisti, indagini, intercettazioni, avvisi
di garanzia e burocrazie varie - aggiunge il governatore -, i ritardi saranno scontati dai cittadini e i maggiori costi per il fermo cantiere sopportati dalle casse pubbliche. Immaginate se le risorse finanziarie fossero state di un soggetto privato».
«SCELTA POLITICA», I RICORSI CONTINUANO
Se dunque secondo le previsioni della politica ora il percorso è tutto in discesa, gli ambientalisti (più Rifondazione Comunista) non si danno per vinti e annunciano altri ricorsi.
«Questo giudizio di tecnico ha ben poco», sostiene Loredana Di Paola del Wwf. «A questo punto è lecito pensare che il Comitato Via sia stato fortemente condizionato dalla politica nonché dalle pressioni esercitate dalla ditta appaltante. Ricorreremo al Tar chiedendo la sospensiva immediata dei lavori e ci rivolgeremo a tutte le autorità competenti per le eventuali responsabilità riguardo la mancanza di conformità alle norme che regolamentano le barriere architettoniche, norme molto stringenti che riguardano quella parte della popolazione che vive già un disagio».
Anche il consigliere Maurizio Acerbo parla di «pressioni»: «quella del comitato Via è una decisione politica conseguenza delle pressioni fortissime della Giunta Regionale e del Pdl. Troppo forti erano le pressioni politiche come testimoniano le dichiarazioni del Presidente Chiodi, di Sospiri e la stessa presenza dell’assessore Carlo Masci alla seduta del comitato».
«Non mi risulta», va avanti Acerbo, «che il nostro ordinamento preveda la VIA in sanatoria e al fine di evitare che questo diventi un pericolosissimo precedente continueremo la battaglia. Ogni ritardo nella realizzazione dell'opera è da attribuirsi a Regione, Comune e GTM. Ricordo che nel 2001 il centrodestra ha annullato un appalto che con la stessa somma copriva più di 27 km di percorso per poi fare una nuova gara per meno di 8 spendendo la stessa cifra. Per quanto riguarda l’attuale appalto sono stati la GTM, il rup Fabiani, la Balfour Beatty e il comitato via ad aggirare la normativa salvo poi doversi fermare perché magistratura ed Unione Europea hanno accolto i nostri rilievi. Se ci sono costi derivanti dal fermo lavori (cosa sulla cui legittimità dubito assai) vanno messi a carico di chi ha cercato di aggirare la Via».