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Data: 15/09/2013
Testata giornalistica: Il Messaggero
Il Cavaliere rinvia la rottura e stringe sull’offensiva in tv. Possibile presenza in Rai per difendersi mercoledì dopo la decisione della Giunta

ROMA «Nessuno è in grado di dire come reagirà mercoledì al voto della giunta. Berlusconi è di umore altalenante. In alcuni momenti vuole rompere tutto e si dice determinato ad aprire la crisi di governo, in altri sembra invece dare ascolto ai familiari e a Confalonieri e rinvia la resa dei conti. Chissà...». Ormai anche ai più fedeli e stretti collaboratori del Cavaliere gira la testa. «Tutti navighiamo a vista, nessuno sa cosa farà il capo». Ma più si avvicina il voto della giunta per le elezioni di palazzo Madama sulla decadenza da senatore, più Berlusconi sembra tentato dal posticipare il redde rationem.
IL SONDAGGIO

Tant’è, che a Villa San Martino non si parla più di elezioni in novembre: «Napolitano non ce le darebbe mai e tra i senatori crescono i traditori pronti a un altro governo», avrebbe capitolato il Cavaliere. Si discorre piuttosto di voto in primavera, cercando un casus belli diverso dal destino giudiziario di Berlusconi, ad esempio la legge di stabilità o qualche altro tema economico. E questo perché un ultimo sondaggio precipitato sulla scrivania del Grande Capo ha rivelato (con sommo disappunto del committente) che il 70 per cento degli italiani se ne infischia del destino personale del leader e si dichiara stufo dello scontro. Ma c’è anche un indizio concreto del probabile rinvio: l’accanimento e la passione con i quali i colonnelli del Pdl si accapigliano per ottenere lo scrutinio segreto, quando il tema della decadenza verrà affrontato dall’aula del Senato nella settimana tra il 20 e il 27 ottobre. Qualche giorno dopo il 19 ottobre, data in cui la corte d’appello di Milano si riunirà per stabilire il “quantum” della pena accessoria: l’interdizione dai pubblici uffici. Altro indizio, le parole del super-falco Daniela Santanché: «Non so quando finirà. Forse tra una settimana forse un mese».
Nessuno però è disposto a scommettere un cent sul fatto che Berlusconi faccia passare il voto di mercoledì senza fiatare. «Sta scrivendo, prende appunti, trascorre ore seduto alla scrivania», dice un altro fedelissimo, «qualcosa di questi scritti dovrà pur fare». Così c’è chi scommette su una sua apparizione a Porta a Porta la sera stessa, in una sorta di “discorso alla nazione”. Chi si dice sicuro che «finalmente» scatterà la messa in onda del video-messaggio di cui si favoleggia da settimane. E chi prevede che Berlusconi rinvierà ancora: «Il momento propizio potrebbe essere la sua auto-difesa di fronte alla giunta, a fine mese. Prima del voto finale della commissione».
NIENTE DIMISSIONI

Non c’è invece discussione, tra i fedelissimi, sulla questione delle dimissioni spontanee. «Berlusconi non si fida di Napolitano. Certo, molti gli suggeriscono - a cominciare dai familiari», racconta un altro frequentatore di Villa San Martino, «di abbandonare la politica e di domandare la grazia. Ma per uno come lui uscire di scena è impensabile, sarebbe la morte. Piuttosto sarà meglio scontare la pena e chiedere l’affidamento ai servizi sociali: una condizione che gli permetterebbe di svolgere, alla grande, la campagna elettorale».
Unanimità ad Arcore anche sul pessimo giudizio di Berlusconi verso il Pd: «Sono sleali, si sono fatti prendere la mano dalla loro base forcaiola. I comunisti sono e restano comunisti», ripete il Cavaliere. E nel mirino è finito anche Matteo Renzi: «Sembrava così per bene, invece è tale e uguale agli altri. Peccato».
Contro il Pd, tra appelli e moti di amarezza, scendono in campo anche le colombe. Sentite Angelino Alfano, il vicepremier: «Lancio un appello affinché i membri della giunta non si atteggino sulla decadenza di Berlusconi come se dovessero giudicare l’avversario storico da abbattere. Siamo davvero molto colpiti dall’atteggiamento del Pd, ma abbiamo ancora la speranza che questi giorni portino consiglio per una riflessione profonda, giuridica e non politica». E ascoltate il ministro alle Infrastrutture, Maurizio Lupi: «Il Pd sta usando toni inaccettabili, si sta avvicinando al voto di mercoledì non come un voto di una giunta per le elezioni, ma come un voto che lo purifica di fronte ai propri elettori per aver fatto un governo con Berlusconi. Mi auguro che il buonsenso trionfi nel Pd». Alfano poi corre a dire che è stato il Pdl «il partito che più ha voluto la nascita del governo Letta».

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