ROMA «I ministri vadano avanti e si oppongano a qualsiasi nuova tassa». Senza nominare, né in bene né in male, il premier Letta e i risultati del governo, verso il quale l’atteggiamento del Cav resta freddo se non ostile. Ma senza neppure metterlo in crisi. Berlusconi lancia - apposta prima che la Giunta delle Immunità sporchi per sempre la sua libertà di uomo politico – il suo messaggio nella bottiglia che ha per destinatari tutti gli italiani. Il video tanto atteso verrà diffuso questa mattina, alla vigilia del primo voto sulla decadenza da senatore.
A QUATTRO MANI
Scritto a quattro mani, domenica scorsa, con il direttore del Foglio, Giuliano Ferrara - gran teorico della linea dell’appeasement con il Colle e di un beau geste che consegni il Cavaliere alla storia della Repubblica - dopo almeno tre versioni precedenti registrate e scartate. Berlusconi ha fatto visionare il video – centrato sul lancio della nuova Forza Italia - ai figli, Marina in testa, agli amici di una vita, Gianni Letta e Fedele Confalonieri, e ai vertici Mediaset. Oltre che alla fidanzata Francesca Pascale e all’assistente Maria Rossi: le sole compagnie arcoriane che, oltre agli avvocati, hanno libero accesso al bunker di Arcore. Da settimane, infatti, gli inviti e gli accessi di villa San Martino (a Roma è tutto diverso) sono strettamente riservati all’inner circle del leader.
Berlusconi anche ieri, dopo l’ennesimo sfogatoio privato denso di dubbi e sfiducia sarebbe stato convinto proprio da Ferrara, oltre che dai figli, Confalonieri, Letta Gianni e da tutti i vertici Mediaset a prender in serio esame il passo indietro e, cioè, dimettersi da senatore e aprire così la strada a una soluzione politico-istituzionale del suo caso prima del voto dell’Aula del Senato che sarà sicuramente negativo. Obiettivo: «Non hai più nulla da perdere, così dimostreresti la cifra dello statista sperando che Napolitano, alla fine, faccia qualcosa per te, anche se sai bene che nel Pd c’è Renzi che vuole asfaltare Letta prima di asfaltare noi», come gli ripetono i suoi fedelissimi, falchi o colombe, ormai, che siano.
Si apre, dunque, una settimana cruciale per la vita di Berlusconi. Rientro a Roma – primo punto in agenda – già oggi, tra pomeriggio e sera, perché, sempre oggi, va in onda appunto il tanto atteso videomessaggio. Contenuti del videomessaggio: una rinnovata e mai domata o sopita lotta contro le «tre oppressioni» (burocratica, fiscale e – si capisce – giudiziaria) con annesso affondo (durissimo, giura chi l’ha già visionato) contro le «toghe rosse». Ma – e qui sta la novità – senza annunci di crisi di governo. Anzi, con un aperto apprezzamento dell’opera dei cinque ministri targati Pdl che, al governo con il Pd e sotto la guida di Enrico Letta, ci lavorano. Promozione, dunque, e relativo sospiro di sollievo, almeno momentaneo, per Alfano, Lupi, Lorenzin, Di Girolamo, Quagliariello: non dovranno dimettersi ma vigilare.
LOGORAMENTO
La strategia del logoramento dell’esecutivo e della legislatura da parte del Pdl, infatti, continua, tanto che il Cav invita i ministri a vigilare contro l’introduzione di «nuove tasse». Infine c’è «l’appello ai giovani, agli imprenditori e agli spiriti liberi» del Paese per accompagnare di nuovo lui, il Cav, alla vittoria finale aiutandolo a ricostruire Forza Italia, anche se senza minacciare elezioni anticipate. Poi, domani, forse anche prima del voto della Giunta del Senato, conferenza stampa di presentazione della nuova, e ufficiale, sede di Forza Italia. Berlusconi non ha ancora sciolto però i nodi più importanti sul tappeto, a cominciare dall'opzione servizi sociali o arresti domiciliari. Resterebbe, per ora, la predilizione per la prima ipotesi, che gli consentirebbe una maggiore agibilità e visibilità. Berlusconi continua a ritenere folle la sentenza della condanna, in ogni sua telefonata con esponenti del Pdl e amici di vecchia data, aggiunge un particolare in più sulle accuse che ritiene assurde. E ai fedelissimi racconta che qualcuno vorrebbe togliergli le aziende, che è preoccupato per le sorti dei gioielli'di famiglia e soprattutto per il destino dei figli. Proprio per l'incertezza sul futuro, l'ex presidente del Consiglio non avrebbe per il momento intenzione di staccare la spina al governo, così da non pregiudicarsi l'auspicato intervento del Colle e per evitare temuti blitz in Parlamento contro le sue aziende