ROMA «Non possiamo essere io e il presidente della Repubblica gli unici parafulmini. Occorre da parte di tutti una partecipazione alla responsabilità». A 48 ore dal primo pronunciamento del Senato sulla decadenza di Berlusconi, e nel pieno di una bufera politica sul voto segreto o palese che rischia di mandare in pezzi le larghe intese, Enrico Letta ammette che il governo è in «bilico» e prova a tenere la barra dritta. Ospite di “Porta a Porta”, il premier lancia un ultimo avviso al Cavaliere ma anche a Renzi, che con la sua uscita sulla volontà di «asfaltare il Pdl» ha riacceso il dibattito sul voto anticipato. «A marzo e ad aprile eravamo in bilico, e quelle condizioni non sono venute ancora meno» avverte il premier, che rispedisce al mittente le critiche di chi vede un esecutivo inerte («E’ falso che in questi quattro mesi abbiamo girato i pollici»)e ironizza sulla precarietà del suo governo: «Mi hanno regalato l’acqua di Lourdes. Penso la userò, penso che ce ne sarà bisogno...». Il premier, comunque, conferma l’intenzione di non voler rimanere a Palazzo Chigi a tutti i costi. «Se verificassi che la mia permanenza peggiorasse la situazione e consentisse ad altri di nascondersi dietro un alibi, non esiterei alle scelte conseguenti». Partendo dalla convinzione che se si andasse al voto con il Porcellum «si riconfermerebbe al Senato la situazione di impasse», Letta ammette che in questo momento il barometro della politica segna «variabile» e chiede ai partiti della maggioranza di farla finita con gli scontri continui: «Se si continua a ballare la rumba, se continua il caos politico a pagare saranno le famiglie e le imprese». Ma a preoccupare Letta è soprattutto la situazione economica. Il messaggio centrale della legge di Stabilità sarà «la riduzione delle tasse sul lavoro» e «nuovi incentivi per l’assunzione di giovani a tempo indeterminato» mentre sull’Iva ancora nulla è stato deciso. Si può dare per certo che a gennaio non ci sarà l’aumento? «No», taglia corto Letta, «l’aumento è stato deciso due anni fa e i soldi di queste entrate sono stati già spesi. Quel che posso dire è che faremo una riforma». Ma non è tutto. Stanco della “melina” sul disegno di legge per l’abolizione del finanziamento pubblico ai partiti, Letta fa sapere che se il centrodestra e il centrosinistra continueranno a fare finta di niente, il governo farà un decreto e precisa: «Non averlo fatto prima è un segno di rispetto per il Parlamento». Il messaggio del premier arriva proprio mentre il presidente del Senato, Pietro Grasso, fa sapere che il regolamento di Palazzo Madama può essere modificato «a maggioranza» e aggiunge che lui «non si opporrebbe al voto palese». Una vera doccia gelata per il Pdl che prova a scaricare sul Pd la responsabilità di una eventuale crisi. Berlusconi, che ancora non ha deciso quando mandare in onda il videomessaggio sul rilancio di Forza Italia e l’attacco ai giudici, staccherà la spina? Guglielmo Epifani torna a ripetere che al governo Letta «non ci sono alternative» mentre il relatore nella Giunta per le Immunità del Senato, Andrea Augello (Pdl), tiene in piedi tutte le ipotesi: «Ho sentito Berlusconi. Non mi è sembrato particolarmente depresso. Sta riflettendo, deve decidere se confermare la fiducia al governo, se rimanere in carica, oppure se aspettare il voto». Nell’attesa, il Pdl (che ieri si è diviso sull’ultimo attacco della Santanché che vorrebbe consegnare ai “falchi” la nuova Forza Italia e chiede la testa di Angelino Alfano) continua a voler scaricare sul Pd la responsabilità di una eventuale crisi. «Renzi? Finirà per asfaltare se stesso, ma intanto vuole far cadere Letta, e presto» dice Renato Brunetta .