Meno direzioni rispetto al passato, responsabilità concentrate nella figura dell’amministratore delegato, via il direttore generale Antonio Cassano (messo «a disposizione» dell’azienda), Pietro Spirito nominato direttore centrale delle operazioni. Il nuovo organigramma dei vertici dell’Atac, ufficializzato con una disposizione organizzativa, presenta qualche novità - come il direttore delle risorse umane Giuseppe Depaoli, proveniente da Alitalia, che entrerà in servizio dal 1° ottobre - ma anche tante conferme dal recente passato. Il nuovo corso di Danilo Broggi arriva a pieno regime, con il taglio di molti dirigenti, in attesa di mettere in campo misure drastiche per salvare l’azienda dal fallimento. Sul fronte del servizio le scelte sono cadute su Giuseppe Alfonso Cassino (divisione superficie), Giovanni Battista Nicastro (metro-ferroviaria) ed Emilio Cera (servizi per la mobilità).
LO SCONTRO
Ma la macrostruttura di via Prenestina segna un ulteriore punto di conflitto tra Ignazio Marino e la sua maggioranza, Pd in testa, che si sarebbe aspettata una «maggiore discontinuità» rispetto agli anni di Gianni Alemanno. Ma non è solo il centrosinistra a tuonare contro le nuove nomine. «La nuova macrostruttura di Atac ha visto indicare nelle posizioni chiave di governo dell’azienda tutte le persone portate dall’allora amministratore delegato di Atac Maurizio Basile (già capo di Gabinetto di Alemanno) - tuona Antonello Aurigemma, consigliere regionale Pdl ed ex assessore capitolino alla mobilità - Augurando buon lavoro alla “neonata” squadra, auspichiamo che abbiano fatto tali progressi manageriali da scongiurare i motivi che portarono chi li aveva nominati alla loro rimozione, per evitare il disastro sui trasporti di Roma e di Atac stessa».
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I dipendenti dell’azienda, concessionaria del trasporto pubblico
Ma è nei democrat che ci sono i più forti maldipancia contro le scelte fatte in via Prenestina. «Dalle prime informali notizie sulla nuova macrostruttura emerge una preoccupante continuità con la passata gestione, che ha portato sull’orlo del fallimento l’azienda di trasporto pubblico romana», attacca il consigliere comunale Pierpaolo Pedetti. «Ci saremmo aspettati maggiore discontinuità rispetto a un management che in questi anni non è stato in grado di far uscire dalla crisi l’azienda di trasporto pubblico locale ma che anzi ha contribuito ad aggravarne la situazione - rincara la dose Maurizio Policastro - su questa vicenda era forse necessario maggiore coraggio e una più chiara rottura con un disastroso passato». Secondo Gianluca Peciola, «l’impianto di riorganizzazione di Atac è convincente soprattutto per la semplificazione e la responsabilizzazione dei livelli medi della società - sostiene l’esponente di Sel - Ciò che è clamoroso è la conferma di figure che rappresentano il volto della pessima gestione di Alemanno». Fabrizio Ghera, capogruppo di Fratelli d’Italia, chiede «la convocazione di un consiglio comunale straordinario sulla gestione di Atac». E Roberto Cantiani (Pdl) punta il dito contro la scelta del nuovo capo del personale, «considerato che la legge Brunetta impone per le assunzioni a chiamata diretta di personale esterno un bando pubblico».