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Pescara, 16/05/2025
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Data: 28/09/2013
Testata giornalistica: Il Messaggero
Iva verso l’aumento. Congelati i rincari della benzina e gli anticipi fiscali. Bloccati i soldi per la Cig

ROMA Salvo sorprese dell’ultima ora, martedì primo ottobre l’aliquota ordinaria dell’Iva passerà dal 21 al 22 per cento. Nel turbolento Consiglio dei ministri di ieri era entrato un decreto legge che rinviava al primo gennaio 2014 l’aumento e assegnava ulteriori risorse agli ammortizzatori sociali in deroga, attingendo ad un incremento delle accise sui carburanti e a tagli ai bilanci dei ministeri. Inclusa anche l’operazione straordinaria di vendita degli immobili pubblici era un pacchetto da circa 3 miliardi che doveva anche riportare il rapporto tra deficit e Pil del 2013 entro la soglia del 3 per cento.
La riunione era già infuocata per le tensioni nella maggioranza, alle quali si sono aggiunte le polemiche per le coperture finanziarie individuate dal ministero dell’Economia: sostanzialmente infatti il costo del mancato aumento dell’Iva doveva essere compensato con un aumento delle accise sui carburanti, i cui effetti finanziari erano anticipati al 2013 grazie ad un ulteriore aumento degli acconti di Ires e Irap che le imprese verseranno a novembre.
MECCANISMO AUTOMATICO

Alla fine, in assenza di un provvedimento operativo prima di martedì, l’aumento dell’Iva è destinato comunque scattare, in quanto previsto da una legge precedente. L’aliquota ordinaria sale quindi dal 21 al 22 per cento.
Il meccanismo messo a punto dal Tesoro prevedeva invece lo slittamento di questo passaggio al prossimo primo gennaio, indicando però anche una rimodulazione, a partire dal 2014, delle aliquote ridotte attualmente al 4 e al 10 per cento, e dei beni e servizi che vi ricadono. Il costo, corrispondente a poco più di un miliardo per i residui tre mesi dell’anno, veniva compensato con un incremento delle accise sui carburanti, benzina e gasolio, di 2 centesimi fino alla fine dell’anno e 2,5 centesimi dal gennaio 2014 fino al 15 febbraio 2014. In questo modo l’importo necessario a evitare l’aumento dell’Iva sarebbe stato spalmato su un periodo più lungo, onde evitare un aumento delle accise troppo brusco. Per riportare però il relativo gettito (circa 900 milioni) dal bilancio del prossimo anno a quello del 2013 veniva sfruttato l’espediente degli acconti: la percentuale degli anticipi su Ires e Irap che le imprese devono versare a novembre sarebbe cresciuta dal 101 al 103 per cento, creando un maggiore incasso immediato a fronte di un successivo calo, corrispondente appunto al maggior gettito delle accise.
MINISTERI NEL MIRINO

Nella bozza di decreto erano poi inseriti tagli ai bilanci dei ministeri per complessivi 415 milioni sempre sul 2013, da specificare in tabelle allegate. Dalla parte del dare figuravano invece altre voci tra cui 330 milioni destinati ad un ulteriore finanziamento degli ammortizzatori sociali in deroga.
Non era incluso invece nel decreto legge sull’Iva il rifinanziamento delle missioni di pace all’estero, per un costo di circa 300 milioni, incluso comunque in un diverso provvedimento. Mentre alle risorse ottenute con i tagli di spesa e l’aumento delle accise si aggiungeva circa un miliardo di euro derivante dal passaggio di immobili alla Cassa Depositi e prestiti.

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