ROMA Governo di scopo? Io andrei oltre, auspicherei un governo di salvezza nazionale. Ma proporrei una consultazione chiara e trasparente su questo punto dando ai nostri attivisti la possibilità di esprimersi». Fabrizio Bocchino, senatore grillino, dice quello un manipolo sempre meno ristretto di suoi colleghi pensa. Premessa di Bocchino: «Credo che tutto quello che sta accadendo in queste ore sia un bluff e che il governo non cada». Post premessa: «Se invece non dovesse andare in questo modo, al presidente della Repubblica noi del Movimento dovremmo fare il nome di una personalità fuori dal giro dei partiti e vedere chi ci sta».
ORELLANA ATTACCA
Giovedì scorso i senatori Cinque Stelle avevano votato il loro capogruppo a Palazzo Madama e a spuntarla è stata la romana Paola Taverna, una che spesso si lascia prendere dalla vena poetica e compone strofe in rima baciata per attaccare chi non segue la linea ufficiale. È considerata una «talebana», o come bonariamente la definiscono alcuni suoi colleghi «la ventriloqua di Casaleggio». Il gruppo si è spaccato. E non è una novità. «Non so se in questa legislatura sia ancora possibile trovare un equilibrio - riprende Bocchino - ma non è detto che andando al voto con questo sistema elettorale la situazione migliori. È giusto interrogarsi: la stabilità non è un disvalore». Tra critici, dissidenti e fuoriusciti sarebbero poco menod i 20 i senatori pronti a sostenere un eventuale governo guidato da un nome a loro gradito. «Un governo della società civile, dei cittadini» che «coniughi spessore morale e capacità tecniche», perfeziona il concetto Luis Alberto Orellana. I nomi? «Quelli venuti fuori dalle Quirinarie - ha spiegato a Europa. it il senatore eletto in Lombardia - Anche qualche tecnico dell'attuale governo. Per fare una proposta ragionevole bisognerà accettare anche quelle degli altri». Orellana si dice pronto a dare la fiducia a un governo di scopo anche in dissenso con i suoi colleghi, perché «se il gruppo tradisce il mandato elettorale uno non può seguire il gruppo: una nuova legge elettorale è tra i venti punti che abbiamo giurato di realizzare». E un Letta bis? «Dovrei pensarci, Letta è molto caratterizzato politicamente, ma la priorità è cambiare il Porcellum». Le posizioni di Bocchino e Orellana sono - ovviamente - inconciliabili con quelle di Grillo e Casaleggio. L’ex comico dal suo blog ieri ha sparato a zero sul Colle: «Napolitano ha perso la partita ma si ostina a negarlo». E ancora: «Si alzi dal tavolo di gioco e prima di uscire spenga le luci del Quirinale».
VOLANO STRACCI
Il j’accuse alla Camera della democrat Pina Picierno ha lasciato intanto non poche scorie. Alla «parentopoli» grillina elencata per nome e cognome - Ivana Simeoni e Cristian Iannuzzi, mamma e figlia al Senato, le deputate Giovanna Mangili e Laura Bignami compagne di eletti consiglieri comunali 5 Stelle, la Cancelleri sorella di Giancarlo Cancelleri, capogruppo all'Assemblea regionale siciliana, Cristiana Di Pietro sorella di Stefano, consigliere comunale di Genova - sta per aggiungersi un altro elenco di anomalie. In base al regolamento interno dei 5 Stelle la Castelli e Scibona non avrebbero potuto candidarsi alla Camera perché già collaboratori di consiglieri regionali in Piemonte. Idem per Michele Dell’Orco, già uomo di Giovanni Favia a Bologna. E altri stracci stanno per volare circa la scelta di alcuni portaborse che sarebbero troppo legati ai parlamentari.
Nel Pdl 20 senatori pronti al Letta bis
A palazzo Madama riparte la caccia ai voti per garantire l’esecutivo anche in caso di strappo. Basterebbero 14 sì. Molti di più i neoresponsabili. Le manovre del siciliano Castiglione. E si parla di un nuovo gruppo: Italia popolare
ROMA Congiura di Palazzo contro il Cavaliere? No, andiamoci piano con le parole forti. Chiamiamolo allora, spirito di sopravvivenza quello che sta spingendo - a dispetto delle lettere di dimissioni annunciate che arrivano a pioggia - numerosi senatori azzurri, non di primissimo piano, a smarcarsi riservatamente da Berlusconi e a diventare disponibili a dare la fiducia a Letta o a un Letta bis. Un esecutivo così avrebbe bisogno, senza il Pdl e senza Sel ma con i 5 senatori a vita e i 4 fuoriusciti del Movimento 5 stelle (altri grillini si aggiungeranno), di 14 voti per arrivare alla maggioranza in Senato che è a quota 161. Ma il tam tam del Palazzo dice che solo nel centrodestra sarebbero una ventina i disponibili al sacrificio di salvare se stessi e la legislatura. In Senato, anche se Letta dice di non essere disposto a guidare un governo delle frattaglie, un esecutivo con i miserabili (Victor Hugo non c’entra) o con quelli che Cossiga chiamava «gli straccioni di Valmy», un esecutivo della continuità insomma già esiste, almeno in ipotesi.
NON SIGLO
Sono soltanto Quagliariello, Giovanardi («Dobbiamo combattere in Parlamento, e non fuori, per la vittoria di Silvio») più - così pare - i siciliani Salvatore Torrisi e Pippo Pagano quelli che non hanno siglato il documento d’addio al Senato, che è il luogo dove si fanno i giochi d’equilibrio e si decidono i destini della legislatura. Ma le firme contano quello che contano (poco). Anche se il fatto che alla Camera un non firmatario sia il sottosegretario berlusconiano Giuseppe Castiglione, capo-corrente catanese, con discreto seguito anche a Palazzo Madama e pizzicato in tivvù mentre diceva di essere governativo a oltranza, è la riprova che movimenti in corso ce ne sono nella palude che fa paura al Pdl. Serpeggia la voce secondo cui potrebbe nascere un nuovo gruppo al Senato - Italia Popolare si chiamerebbe - pronto a raccogliere transfughi del Pdl, del Gal (berlusconian-leghisti-sudisti-lombardiani) e del Gruppo misto.
Molti smentiscono, molti tacciono, ma alla rinfusa i possibili transfughi o quelli che vengono a torto o a ragione sospettati di essere tali appartengono all’area meridionale. L’esercito della salvezza potrebbe schierare nomi così: Pagano, Torrisi, Scoma, Bruno Mancuso, Mario Ferrara, Ruvolo e Scavone, Antonio Milo e Ciro Falanga, il cossighiano Naccarato che non fa che avvertiore Berlusconi di stare attento («Una maggioranza silenziosa per Letta o per Letta bis esiste ed è forte») e via così tra napoletani, pugliesi, calabresi e siciliani. Un senatore dei Gal, Luigi Compagna, che pure è un berlusconiano vero, dice e parla non solo per sè: «Non ci saranno dimissioni di massa e Letta non può non continuare. Se fosse morto questo suo governo, c’è un altro governo simil-Letta che avrebbe facilmente i numeri. Tra noi Gal, esistono disponibilità».
I grillini che parlano di «stabilità non come un disvalore» (e tra di loro i colleghi del Pd stanno facendo scouting e occhio a Laura Puppato che è tra i democrat più attivi) sono altri soccorsi possibili. E comunque, i nuovi disponibili o i nuovi responsabili (lo stesso Antonio Razzi, che fu con Scilipoti il simbolo dei transfughi e ora è senatore Pdl ma ancora ha il mutuo da pagare) si annidano in quella fascia di miracolati entrati a Palazzo Madama solo grazie al fatto che è scattato a sorpresa il premio di maggioranza regionale (per esempio in Campania) e di parlamentari di lungo corso impossibili da ricandidare nonostante le promesse del Cavaliere («Vi faccio tornare tutti qui»).
PROFILI
L’identikit del transfuga perfetto, ma si tratta per il momento di ipotesi di scuola, può essere quello di Cardiello o di Fasano: erano in basso nelle liste elettorali campane e poi il siluramento di Cosentino e lo scatto del premio di maggioranza li hanno miracolosamente portati al Senato. Ma uno ha cinque e l’altro ha quattro legislature sulle spalle. I nomi fluttuano, quelli veri si mischiano ai falsi, in un vortice di eventualità e di malignità. Quel che è certa è la scena di ieri pomeriggio sul portone di Palazzo Madama. Dove un senatore di stretta osservanza berlusconiana, giocherellando con la sua lettera di dimissioni, si divertiva a canticchiare e a citare il «Rigoletto»: «Cortigiani, vil razza dannata».