ROMA Cresce il pressing sul governo per trovare una soluzione alle difficoltà di Alitalia. Dopo il consiglio di amministrazione che ha chiesto ai soci 100 milioni di aumento di capitale (più i 55 milioni del bond), oltre ai 300 milioni chiesti alle banche, i sindacati e la politica si appellano all'esecutivo. Preoccupato è lo stesso ministro dello Sviluppo, Flavio Zanonato, che assicura di seguire il dossier con la «massima attenzione» soprattutto dopo che i francesi, con il voto contrario in cda, hanno dimostrato di avere interessi diversi da quelli italiani. Il ministro ha annunciato che si sta lavorando per una soluzione-ponte mediante il coinvolgimento delle banche.
CINTURA DI GARANZIA
I contatti con gli istituti creditori della compagnia (Intesa, Unicredit, Mps e Popolare di Sondrio) proseguono ormai da mesi, e al momento si lavora alla costituzione di un consorzio di garanzia per coprire le eventuali quote di aumento non sottoscritte dai soci. Per il ministro, infatti, «bisogna fare di tutto perché Alitalia superi questo momento di difficoltà»: le partnership industriali vanno cercate, ma non in posizione di debolezza e soprattutto guardando a chi ha interesse a mantenere in Italia un hub internazionale ed evitando che la compagnia venga regionalizzata. E dopo le frizioni con il collega delle Infrastrutture, Maurizio Lupi, Zanonato rassicura: «Sinceramente penso che Lupi sia preoccupato come e più di me, visto anche come hanno votato i francesi ieri in cda».
Il no all'aumento di capitale da parte dei consiglieri in quota ad Air France (primo azionista di Alitalia con il 25%) fa crescere una certa diffidenza nei confronti dei francesi. Contro la compagnia transalpina si scaglia anche il leader della Uil, Luigi Angeletti, che dice no ad Air France e chiede di ricorrere al salvagente della Cdp: «Si tratta non solo di fare un aumento di capitale, ma impegnare il governo affinché intervenga, attraverso gli strumenti a sua disposizione, come la Cdp». E preoccupata è anche la numero uno della Cgil, Susanna Camusso, che evidenzia la mancanza di «decisioni essenziali». Un appello arriva anche dalla politica, con il leader del Pd, Guglielmo Epifani che chiede di «fare di tutto e di più per dare un futuro a Telecom e Alitalia, per dare un futuro all'Italia». Per Piero Fassino, «cedere Alitalia significa di fatto disossare il sistema del trasporto aereo, perdere flussi di mobilità essenziali per ogni attività a partire dal turismo, e per di più a condizioni finanziarie umilianti».