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Data: 03/10/2013
Testata giornalistica: Il Centro
Saccomanni: per l’Iva non c’è più niente da fare

Distratto dalle minacce di crisi con Berlusconi protagonista, il governo ha “dimenticato” di impedire l’aumento dell’Iva. Martedì l’imposta è cresciuta di un punto e il ministro Saccomanni ammette che «non c’è nessuna legge da fare. E’ un decreto di Berlusconi. Non c’è niente da fare». L’argomento sembra già accantonato ma con una coda polemica: «Se Berlusconi non avesse fatto dare le dimissioni a parlamentari e ministri di un governo di cui ha poi votato la fiducia, oggi l’Iva sarebbe ancora al 21% e non al 22%» denuncia il montiano Enrico Zanetti, ricordando che il Cavaliere ha già aumentato l’Iva nel 2011. Ora Letta con la stessa maggioranza deve recuperare il tempo perso. Ammette infatti lo stesso premier che il governo arriva «sicuramente col fiatone al 15 ottobre» quando cioè la legge di stabilità approderà in aula alla Camera. Con tre priorità: il taglio del cuneo fiscale, il nuovo patto di stabilità interno per favorire gli investimenti, e la service tax sulla casa che accorperà la Tares e sostituirà l’Imu. La legge di stabilità è l’appuntamento principale, quello che determinerà la programmazione economica nel prossimo triennio. La conferma arriva dal sottosegretario all’Economia Pierpaolo Baretta. «Ci saranno le norme per i Comuni, dal nuovo patto di stabilità alla service tax e il taglio del cuneo fiscale». Il cuore della ex Finanziaria sarà, ha assicurato Letta, la riduzione delle tasse sul lavoro e del cuneo fiscale con l’obiettivo di rendere più pesante la busta paga dei lavoratori. L’idea dovrebbe essere quella di un intervento selettivo per incentivare assunzioni e investimenti e potrebbe avere quindi una portata ridotta rispetto alle attese. Inoltre saranno previsti sgravi fiscali per le start-up innovative. Ma c’è anche il cosiddetto decreto d’urgenza che dovrà intervenire su alcuni dossier lasciati inevasi. In particolare si deve garantire il rientro del deficit per evitare i fulmini dell’Europa, i soldi necessari per il rifinanziamento della Cassa integrazione in deroga e delle missioni all’estero, oltre alla cosiddetta social card. Mentre il governo incassa con l’aumento dell’Iva, è ancora alla ricerca di nuove entrate. In attesa di sapere se avrà successo l’ipotesi di ripristinare l’Imu per quel 10% di famiglie che possiedono immobili di lusso, per coprire le nuove esigenze finanziarie si punta alle dismissioni e soprattutto al taglio della spesa pubblica. Letta sta tentando di arruolare un tagliatore di professione, uno sforbiciatore per affidargli la gestione della cosiddetta spending review: si tratta di Carlo Cottarelli, direttore degli affari fiscali del Fondo monetario internazionale.

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