PESCARA Seduto alla destra del padre, Gaetano Quagliariello ascolta con lo stesso stupore del premier Enrico Letta e di Angelino Alfano le parole pro-fiducia al Governo di Silvio Berlusconi nell'aula di Palazzo Madama. Dopo «le coup de théatre» del Cavaliere, il ministro dice: «Ci sono ormai due classi dirigenti incompatibili». Poche ore dopo arriva la notizia della formazione di un nuovo gruppo alla Camera, composto da 26 deputati, che fa capo ad Alfano. Tra questi gli abruzzesi Filippo Piccone e Paolo Tancredi, mentre Fabrizio Di Stefano, ex An, si sfila.
Del resto Quagliariello aveva fatto capire subito che lo strappo maturato nel suo partito sul voto di fiducia a Letta avrebbe potuto avere come conseguenza una scissione nel Pdl. E anche in Abruzzo, la circoscrizione che lo ha riportato in Parlamento, tutto è più che mai in evoluzione.
Il governatore Gianni Chiodi parte proprio da qui per commentare l’incredibile giornata romana: «Avevo detto che la polvere si sarebbe diradata e sarebbe rimasta la sostanza. Il presidente, come spesso accaduto in passato, l'ha colta. Questo conta ora». E lo strappo di Alfano, Cicchitto, Quagliariello? «Le vicende personali dei singoli non mi interessano. Nei prossimi giorni ci saranno chiarimenti e riposizionamenti, vedrete». Intanto il peggio sembra passato, anche nel Pdl. «E' stato un momento di rilevanza storica per il Paese. Prevedo scossoni anche nel Pd». E cosa succederà in Abruzzo? «Il centrodestra in Abruzzo, tradizionalmente moderato, resta forte e unito. Sarà un partito, saranno due o tre, o ancora di più, saremo sempre una falange al momento del voto regionale».
DI STEFANO: «STO CON SILVIO»
Fabrizio Di Stefano: «Ho sempre auspicato che il partito non si dividesse sul voto. Oggi, se nella forma ho visto realizzarsi quanto da me auspicato, nella sostanza si è creata una lacerazione, perché siamo arrivati alla stessa posizione con percorsi diversi. E questo non è di poco conto. Forse, se Alfano non avesse disertato il vertice delle 18, le cose avrebbero preso un'altra piega perché mediare è alla base della politica. La mia scelta è ancora quella di seguire Berlusconi. Pur non condividendo le posizioni estremistiche che si sono evidenziate attorno a lui, non ho ritenuto di abbandonarlo in un momento così difficile per la sua vicenda umana e politica».
LEGNINI
Dall'altra parte, nel Pd, a tirare un sospiro di sollievo c'è anche il sottosegretario Giovanni Legnini, passato in pochi giorni dall'aspettativa di dover lasciare il Governo ad un voto di fiducia dai numeri ancora più ampi rispetto a quelli ottenuti dall'esecutivo delle larghe intese all'insediamento. Prima del voto del Senato, Legnini aveva espresso le sue preoccupazioni: «Interrompere adesso l'azione del Governo sarebbe come costringere un aereo in pieno decollo ad atterrare. Rallentare l'attuazione delle leggi varate in questi cinque mesi vuol dire mettere a rischio almeno parte dei 12 milioni di euro di misure per la crescita finora messe in campo». Quagliariello e Legnini sono gli unici due riferimenti abruzzesi nel Governo, con i quali la Regione potrà adesso riprendere un dialogo che, soltanto poche ore fa, appariva definitivamente compromesso. E a questo punto il voto delle regionali torna ad allontanarsi al 25 maggio, con l'ipotesi di election day nuovamente nelle mani del ministro redivivo dell'Interno, Angelino Alfano.