PESCARA La tragedia di Ustica spegne i fuochi della politica romana, obbligando tutti a una pausa di riflessione. Salta anche la conferenza stampa indetta per la tarda mattinata di ieri da Angelino Alfano e Gaetano Quagliariello, che avrebbero dovuto riferire sull'incontro avvenuto nella serata di mercoledì dopo ciò che era accaduto in Parlamento sul voto di fiducia. E al vertice notturno degli «alfaniani» c'era anche la senatrice abruzzese Federica Chiavaroli, tra i primi firmatari della mozione-2 che avrebbe dovuto garantire la sopravvivenza del Governo Letta, prima che anche Berlusconi decidesse di convergere, a sorpresa, sulla stessa posizione assunta dai dissidenti del suo partito.
COERENTI CON ALFANO
«La riunione di mercoledì sera -spiega la senatrice- ha acclarato che noi ci siamo mossi nell'interesse del Paese, coerenti con la posizione che era stata assunta da Alfano nella giornata di martedì. Questo ci siamo detti anche con Quagliariello e questa è stata alla fine la linea di tutto il Pdl». Ma esiste ancora un Partito del popolo delle libertà? «Esiste un segretario nazionale, che è Angelino Alfano, sul quale alla fine c'è stata la convergenza di tutto il partito». E Forza Italia? «Prima vogliamo capire quali sono le regole di Forza Italia, ma per ora di questo non si è ancora parlato». Quali sono i possibili contraccolpi sul territorio alla luce di ciò che è accaduto nei palazzi romani? «E' presto per dirlo. Ho sentito tanti colleghi in queste ore e condivido anche la posizione neutrale assunta da Chiodi. Lo capisco: lui è il presidente della Regione e in questo momento deve tenersi fuori dalle dinamiche del partito. Anche lui aspetta di capire, di conoscere gli sviluppi. E lo fa dalla posizione giusta». Ha sentito il deputato Fabrizio Di Stefano? Sulla sua scelta di schierarsi con gli alfaniani si è espresso con parole poco lusinghiere alla vigilia del voto in Parlamento («Qualcuno che, senza se e senza ma, aderiva alla nuova Forza Italia, domani voterà la fiducia. Spero che la scelta sia dettata da una sincera riflessione politica, non da una logica puramente opportunistica»). «A Di Stefano rispondo che oggi non mi sento certo come qualcuno che si è venduto al nemico. Ribadisco che quella fatta in Senato è stata una scelta per il Paese. Ho semplicemente seguito la linea del segretario nazionale del mio partito, che alla fine è stata anche la scelta di Berlusconi, di cui resto una profonda estimatrice. Del resto, sono stata io stessa dire che credevo in un suo guizzo, come ci ha spesso abituati, che avrebbe evitato la rottura nel partito. E così è stato. Quanto alle vicende regionali, il coordinatore del partito a cui faccio riferimento è ancora Filippo Piccone, e tale rimane. Questi tentativi di Di Stefano di screditarlo non li capisco».
CONFRONTO
Del resto le stesse cose le dice il senatore Paolo Tancredi: «Non sono mai uscito dal Pdl, infatti sono rimasto sulle posizioni del segretario nazionale e di quello regionale del mio partito. Mercoledì si è aperto un momento di serio confronto tra le diverse anime del Pdl che ha portato anche il presidente Berlusconi a mantenere una posizione di responsabilità nei confronti del nostro paese, delle associazioni di categoria, delle parti sociali, dei nostri elettori. La presunta lista dei dissidenti è una semplice mozione di fiducia al Governo votata peraltro da tutto il gruppo del Pdl».