ROMA - Tramonto definitivo di un leader. Dalla pur detestata Merkel, al colloquio obbligatorio con l'assistente sociale per verificare il grado di "reinserimento nella società" dopo la condanna Mediaset, ce ne corre. Berlusconi lo sa bene e ne è scioccato. Nel fine settimana peggiore della sua vita, chiuso a Palazzo Grazioli, può contare su un'unica notizia positiva che gli arriva dai suoi avvocati. Ci vorranno mesi, almeno due o tre, prima che il tribunale di sorveglianza di Milano decida il suo destino di "affidato ai servizi sociali".
La stessa procedura per lui, uno degli uomini più ricchi del mondo, e per un tossicodipendente o un rapinatore pentito con la pena agli sgoccioli. L'umiliazione di non essere più libero e di dover chiedere il permesso per qualsiasi spostamento. Anche una pizza con la Pascale. Ancora una volta, in momenti in cui la collera si mescola allo sconforto, un pensiero di astio va diritto verso il Colle. Lo riferisce chi gli è stato accanto in un tetro pomeriggio romano, in cui i tempi dello shopping per cercare spille a farfalla da regalare alle sue ragazze sembrano ormai presistoria. "Napolitano può pure continuare a negare, ma da lui la parola che le cose non sarebbero andate così come sono andate io l'ho avuta". Sottinteso che il Colle invece non l'ha mantenuta.
Già, i fatti. Quelli di queste ore sono drammatici per Berlusconi. Pure il suo team di legali combina dei pasticci. Stavolta la colpa è di Franco Coppi che interpreta il suo rapporto con Berlusconi come quello che ha con tutti i suoi clienti, anche importanti. È Coppi che decide quello che si deve fare e quando si deve fare. Nel miglior rispetto delle regole e della strategia processuale. Ma con il Cavaliere la faccenda non va così. Per lui comandano e sono prioritari i tempi della politica. Lo sa bene Niccolò Ghedini. E pure Piero Longo. I due avvocati-parlamentari. Ma Coppi no, fa di testa sua. Come fece a luglio sulla presunta rinuncia alla prescrizione. Come fa stavolta. Quando rivela che ormai è prossima la scelta tra domiciliari e servizi sociali. Praticamente obbligata l'opzione per i secondi. Pure con qualche giorno di anticipo rispetto alla tagliola del 15 ottobre. Una gaffe pure questa, perché all'opposto Berlusconi ha tutto l'interesse a guadagnare anche una sola mezzora utile per controllare da uomo pienamente libero la diaspora in atto nel suo partito. L'Ansa esce con la notizia di Coppi, ma il boomerang torna indietro subito perché alla débacle della decadenza votata dalla giunta del Senato ecco che si assomma l'obbligatoria condanna da scontare. E pure quell'umiliante procedura da seguire. La notizia, di per sé scontata perché la via degli arresti domiciliari sarebbe ancora più devastante e soprattutto sarebbe più rapisda, non poteva saltar fuori in un giorno più inopportuno di questo sabato 5 ottobre. Lui ne è consapevole. Si arrabbia "perché così mi fate apparire ancora più indifeso di fronte alla procedura in corso al Senato". Per carità, tutti sanno bene che deve scontare, rispetto ai 4 anni originari inflitti per la frode fiscale Mediaset, un anno di pena. Ma meno se ne parla e meglio è, inutile evocare la sentenza, dargli corpo, meglio rifiutarla e lasciarla scolorire nel ricordo della gente. Invece accade il contrario. Berlusconi condanna, Berlusconi decaduto, Berlusconi che deve scontare la pena.
Coppi ammette l'errore, ma ormai la macchina è partita. Arriva una pioggia di telefonate. Tutti vogliono sapere che farà il Cavaliere, cosa offrirà ai giudici per scontare la sua condanna e dimostrarsi "pentito e recuperato a una condotta moralmente consona". Impossibile smentire, mentre dilaga l'immagine di questo ultimo Berlusconi, ormai un ex potente costretto alla resa e ai giochetti tra Parlamento e uffici giudiziari per guadagnare anche solo qualche ora in più di libertà in più.
Un unico interrogativo assedia palazzo Grazioli e gli avvocati. Niente da fare. Nessun progetto. Berlusconi potrebbe anche non far nulla. Depositata la domanda, l'ex premier aspetta l'assistente sociale che lo "intervista" sulla sua condizione - immaginate quale sarà il suo umore - e verifica se ha residenza e di che vivere (sic!), poi il faccia a faccia verterà su un'eventuale attività rieducativa. Previti faceva l'avvocato per don Picchi. Ma il Cavaliere, in realtà, rifiuta la condanna e rifiuta anche l'idea di una riabilitazione e di un reinserimento.
Se fosse una partita, quella del Cavaliere finirebbe 2 a 0. Lui lo sa, ma si rifugia nella solita aggressione ai giudici, "quei comunisti che vogliono togliermi di mezzo a ogni costo". In realtà, proprio dai giudici gli arriverà qualche mese di libertà in più. "Oltre Natale, forse gennaio" ipotizzano a Milano. Perché è difficile che il tribunale di sorveglianza trovi il tempo per esaminare l'affaire Berlusconi prima, il ruolo è già pieno, ci sono processi dei detenuti. Mesi preziosi. Che Berlusconi sfrutterà per fermare il treno della decadenza con la scusa dell'interdizione. Condannato il primo agosto, libero nei 6 mesi successivi. È l'anomalia italiana.