ROMA «Mercoledì scorso si è chiuso un ventennio con un confronto politico molto forte, Alfano è stato sfidato e ha vinto la partita». Enrico Letta archivia la stagione di Berlusconi e fa infuriare tutto il Pdl che respinge intromissioni e ingerenze dei democrat nel loro campo, difendendo compatto la leadership del Cavaliere che, decaduto o meno, resta il capo. Ma il premier ai microfoni di Sky tira dritto per la sua strada e per la prima volta dall’insperata fiducia-bis incassata alle Camere dal suo governo fa un bilancio del passato e del presente. Promettendo a partire dal 2014 sgravi in busta paga per i lavoratori e la rimodulazione dell’Iva. Nella maggioranza però l’intervista di Letta non piace affatto al Pdl, soprattutto perché segue di poche ore una analoga intervista di Gulielmo Epifani che dalla colonne di Repubblica invita Alfano a creare suoi gruppi parlamentari per evitare «di tornare nel pantano». Il voto di fiducia «è una pagina voltata in modo definitivo e io spingo - spiega Letta a SkyTg24 - perché sia chiaro a tutti che non si torna indietro. Berlusconi ha cercato di far cadere il governo e non ci è riuscito perché il Parlamento, in sintonia con il Paese, ha voluto che si continuasse: ho preso un rischio perché non ho accettato mediazione». E tanto per chiarire cosa intende spiega perché ha accettato le dimissioni di Michaela Biancofiore. Le sue dimissioni «non sono state ritirate, quindi le ho accettate», dice liquidatorio il premier azzerando le polemiche sull’ex sottosegretaria. Ben altre parole di apprezzamento riserva invece alla pattuglia di ministri Pdl che siedono nel governo. «Alfano ha assunto una leadership molto forte e marcata», ammettendo poi di fidarsi molto della saggezza degli altri ministri berusconiani, tutti schierati contro i falchi del partito per la sopravvivenza dell’esecutivo. Quella che si apre sarà una settimana importante per il governo. Oggi il premier incontrerà i sindacati che a partire dalla Cgil sono molto critici sulle scelte e sulle indecisioni del governo su un tema come «l’equità», assente del tutto dal discorso davanti alle Camere pronunciato da Letta, come ha ricordato Camusso (Cgil). E il governo dovrà soprattutto lavorare alla legge di Stabilità che dovrebbe essere presentata entro il prossimo 15 ottobre. «Abbiamo conquistato la stabilità, ora dobbiamo coglierne i frutti e fare le cose», dice Letta. «L’iva è stata aumentata nel 2011 dal governo Berlusconi, era già in bilancio, nelle prossime settimane presenteremo la legge di stabilità e attorno ad essa lavoreremo per mettere ordine nelle aliquote Iva», promette l’ex vicesegretario dei democratici. Dunque rimodulazione dell’Iva e cuneo fiscale, saranno questi due dei pilastri della Finanziaria che il governo presenterà a breve. «Nel 2014 i lavoratori italiani avranno un beneficio fiscale in busta paga, ne discuteremo con le parti sociali - spiega - e anche le imprese avranno dei vantaggi». E il finanziamento pubblico dei partiti? Non era stato proprio Enrico Letta a impegnarsi solennemente per l’abolizione dei fondi dello stato alla politica? Il provvedimento si farà e presto, conferma il capo, anche a costo di varare un decreto ad hoc. «L’autunno finisce il 21 dicembre ed entro quella data se il Parlamento non avrà approvato un disegno di legge per l’abolizione del finanziamento pubblico dei partiti il governo farà un decreto legge». Fin qui il governo, ma per i democrat presto sarà tempo di congresso. Letta smentisce Massimo D’Alema sicuro che alla fine anche il premier avrebbe sostenuto Matteo Renzi. «Non mi schiererò con nessuno», conferma invece il premier. «Renzi e io abbiamo caratteristiche diverse ma abbiamo imparato che abbiamo sulle nostre spalle una responsabilità che prescinde dalla nostre differenze caratteriali», spiega forte della tregue firmata con il sindaco ex rottamatore alla vigila del voto di fiducia. Quanto durerà la pax democratica e tutto un altro conto, per ora imprevedibile.