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Pescara, 16/05/2025
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Data: 07/10/2013
Testata giornalistica: Il Messaggero
Fs e banche al super vertice da Letta. Il premier farà il punto «La compagnia non può restare sola»

ROMA Giornata chiave per il futuro di Alitalia e Fiumicino. Con il governo che chiama tutti i protagonisti a rapporto in vista della ricapitalizzazione della compagnia. Il tempo stringe e Palazzo Chigi vuole sapere chi è disposto a mettersi in gioco. Per continuare a volare servono circa 300 milioni, una nuova strategia e partner con una visione industriale. Per questo il premier Enrico Letta incontrerà questa mattina a Palazzo Chigi Mauro Moretti, numero uno delle Fs, e poi nel pomeriggio i soci italiani e le due banche più esposte (Intesa e Unicredit), insieme ai fornitori della ex compagnia di bandiera. L’obiettivo dell’esecutivo, come ha ripetuto anche ieri il presidente del Consiglio, è trovare una soluzione, evitando il fallimento «perchè Alitalia non può restare da sola, ma ha bisogno di integrarsi con altri vettori». «Noi - aggiunge spiega - lavoreremo per evitare problemi ai lavoratori e ai viaggiatori». Il punto è proprio questo. Il piano di Air France prevede una drastica cura dimagrante per Alitalia (4 mila tagli per il personale), la riduzione della flotta e il ridimensionamento dello scalo romano ad hub di serie B. Condizioni ritenute inaccettabili sia dall’esecutivo che dai soci italiani, ma ritenute quasi obbligate da Parigi in considerazione dei conti in profondo rosso. In cassa ci sono pochi milioni di euro e se non si troverà una via d’uscita sono a rischio gli stipendi di migliaia di dipendenti. La data limite, come noto, è l’assemblea del 14 ottobre, mentre domani ci sarà un nuovo cda della società. A Palazzo Chigi sono comunque ottimisti. O almeno si sforzano di esserlo. Nel week end gli uomini delle Ferrovie hanno lavorato sodo per presentare al premier un dossier completo sulle sinergie treno aereo: dalle offerte commerciali e turistiche integrate ai piani per il turismo, alla razionalizzazione dei costi. Moretti dovrà spiegare se intende entrare nel capitale e con quale quota. Del resto l’arrivo delle Fs nella compagine societaria, ora o in una seconda fase, darebbe nuove garanzie alle banche. Intesa e Unicredit hanno spiegato di essere pronte a dare una mano solo se tutti, lo Stato in primis, faranno la propria parte. Sulla stessa linea i soci italiani, da Benetton a Colaninno, così come Eni e Adr. Anche Parigi è orientata a dare l’ok all’aumento di capitale. Oggi carte scoperte a Palazzo Chigi che studia soluzioni alternative su l’opzione Fs dovesse tramontare.

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