PESCARA Una lotta impari, dove anche Davide appare un gigante e Golia irraggiungibile. Ma Maurizio Acerbo non si dà per vinto. La sua proposta di legge per combattere i doppi vitalizi non piace proprio a nessuno. La casta si dimostra tale, a prescindere dai colori politici. Dal Pd al Pdl passando per i centristi, nessuno la vuole. «C’è chi l’ha definita demagogia populista -ha esordito il consigliere regionale Acerbo - una legge che non gode di molti sostenitori. Ma gli argomenti che mi oppongono sono piuttosto infondati. Qui non si tratta di fare antipolitica ma di restituire alle istituzioni repubblicane quella credibilità andata persa». L’esponente di Rifondazione ripercorre la storia dei vitalizi. La ratio era quella di garantire al parlamentare la possibilità di esercitare il suo mandato in libertà, avendo cioè la sensazione di non avere preoccupazione per il suo futuro - ha aggiunto - a garantire questa libertà dovrebbe bastare un solo vitalizio». Per le associazioni dei parlamentari il vitalizio è un diritto acquisito. «Andando incontro a questa tesi - ha ribattuto Acerbo - ho però proposto di fissare un tetto. Noi possiamo regolamentare solo il vitalizio regionale, certo sarebbe meglio una legge del Parlamento che fissa la possibilità di optare tra Regione e Parlamento. Non dimentichiamo che in tanti, pur non lavorando perché impegnati nelle istituzioni, si sono versati i contributi, magari facendo carriera nella pubblica amministrazione e percepiscono addirittura una terza pensione. La mia proposta è di ridurre il vitalizio regionale laddove uno sia beneficiario di altro vitalizio». Acerbo puntava all’abolizione. «Il fatto che sia un diritto acquisito mi ha fatto fare un passo indietro. Nessuno ha appoggiato la mia proposta. Eppure la politica non ha questa stessa sensibilità quando si tratta di innalzare l’età della pensione o quando si cambia il calcolo da tipo retributivo a contributivo. Lì nessuno si è preoccupato dei diritti acquisiti di milioni di lavoratori». Peggio che combattere contro i mulini a vento. «Serve sobrietà a livello regionale prima che a livello nazionale. Abbiamo fatto i conteggi e non c’è il rischio che qualcuno muoia di fame». Nessun discorso trova però attenzione da parte di Chiodi & C. «Nonostante tutto il can can che c’è stato in merito ai tagli dei costi della politica, ad oggi sono stati tagliati solo i costi della democrazia; tolte risorse ai gruppi consiliari, piuttosto che alla retribuzione dei consiglieri. Si taglia quello che serve per fare politica pulita. Ciò che che è retribuzione diventa sacro». Una questione morale che non interessa a chi punta al "bottino".
Un’altra obiezione che viene rivolta ad Acerbo per screditare la sua proposta riguarda l’incostituzionalità della norma. «C’è molto da discutere su questo - ha ribattuto - io non propongo abolizione ma solo una drastica riduzione del vitalizio. L’incostituzionalità poi non lo stabilisce il consiglio ma la suprema Corte. Proviamo e vediamo cosa dicono, possono proporre altre forme di riduzione che ritengono costituzionali». A portare avanti questa scusa sono esponenti del Pd. «I centristi, Menna e De Matteis, parlano di demagogia populista. La posizione del Pdl è di fare la legge solo per futuro ma così alcuni sarebbero penalizzati. Se avessero proposto la riduzione del 50% era già un segnale. I sacrifici non li devono fare solo i cittadini. La casta unita, non vuole fare passi indietro per paura di compromettere il futuro. Teniamo conto che tra i beneficiari ci sono personaggi influenti, ci sono grandi elettori e chi ha parenti in consiglio». Acerbo l’ha ribattezzata ecologia della politica. «La somma totale per i doppi vitalizi ammonta a 750mila euro all’anno che potrebbero essere utilizzati per altri scopi». Acerbo solo contro tutti. «Non del tutto - ha puntualizzato - mi fa piacere che siano intervenuti a sostegno della proposta di legge il mondo dell’impresa, Cna, Confesercenti, Confcommercio e Confindustria. Al M5S ho chiesto di sostenere l’iniziativa ma non ho visto forti segnali». Una battaglia politica e non personale per Acerbo. «Assolutamente si. Le persone che usufruiscono del doppio vitalizio non hanno responsabilità. La legge è quella e la mia non è assolutamente una campagna ad personam; pure se in possesso di liste e retribuzioni non le ho mai rese note. Altra cosa è però non toccare questa situazione ereditata dal passato; il voler mantenere a tutti i costi situazioni che favoriscono la politica e vanno contro la democrazia. Siamo in una situazione in cui la politica deve saper assumere il coraggio di scelte diverse». Un sasso gettato nello stagno. «Sarei felice se l’Abruzzo fosse la prima regione ad approvare legge del genere, farebbe rumore e il Parlamento sarebbe costretto a normare la materia a livello nazionale». Ma in molti remano addirittura contro. «Mentre la legge era ferma alcuni consiglieri hanno approvato emendamenti che ledono la possibile attuazione della mia legge». Acerbo insiste. Dalla sua parte migliaia di cittadini che firmerebbero subito una legge del genere. Ma alla casta questo non piace.