Iscriviti OnLine
 

Pescara, 16/05/2025
Visitatore n. 743.957



Data: 09/10/2013
Testata giornalistica: Il Tempo d'Abruzzo
Verso le regionali in Abruzzo - «Il Pdl non ama Chiodi. Gli elettori sì». Piccone lancia la parola d’ordine del partito: la conferma alla Regione. La riduzione del debito sanitario punto di forza della campagna elettorale

PESCARA Le polemiche interne al Pdl sono come le chiacchiere dal barbiere. Lasciano il tempo che trovano. Tutto il resto è da rimettere a posto ma le prospettive sono ben precise. «Nel Pdl la situazione è abbastanza chiara - ha sottolineato il coordinatore regionale Filippo Piccone - dopo 30 anni puntiamo, per la prima volta in Abruzzo, a confermare il governatore uscente». Piccone parte dalla situazione nazionale per esamniare l’Abruzzo. «Berlusconi e Alfano stanno lavorando per tenere unito il partito sulla linea del segretario. I ministri evidenzieranno i punti programmatici da sostenere nell’ambito del Govern. Attorno a questi punti e alla segreteria di Alfano cercheremo di ricomporre le anime del Pdl».

Unità che serve anche in Abruzzo. «Realtà totalmente indipendenti dal nazionale non esistono - ha sottolineato Piccone - la fibrillazione di questi ultimi giorni sono lo specchio delle posizioni romane. Se parliamo di Giuliante faceva come il suo riferimento Matteoli. In Abruzzo non ci sono componenti così autonome da determinare quadro politico diverso. E per questo sono fiducioso». Nonostante che sia stata chiesta la sua testa, che ci sia pressione per un congresso, per una nuova guida giovane. «C’è chi vuole il congresso e chi la testa di Piccone. Metaforicamente la testa di Piccone gliela posso dare ma preferisco tenerla sulle spalle. I congressi li decide Roma. Se si decide per la linea congresso valuteremo a livello regionale. In questo momento la richiesta di congresso è condivisa dall’opinione pubblica e dagli elettori come momento democratico. Ma in questo momento andare a congresso significa spaccare il partito. Se il Pdl si rannicchiasse su stesso, sulle vicende interne, su chi deve vincere, sarebbe sbagliato. Il congresso rappresenta una grande unione ma anche una grande lacerazione». Una campagna elettorale per la riconferma alla presidenza di Gianni Chiodi che già entra nel vivo. «La base del nostro elettorato rimane; Berlusconi rimane, reciterà un ruolo più defilato dal punto di vista operativo ma sarà punto di riferimento. Il Pdl deve e può rappresentare i moderati in italia». Pensa positivo Piccone e si dichiara fiducioso. Oltre ogni limite. «Con una leadership giovane saremo più aperti di prima, abbiamo prospettiva di recupero e su questo si deve lavorare». Ma politici di Pescara e Chieti non vedono di buon occhio Chiodi. «In Abruzzo nemici di Chiodi non li vedo - controbatte Piccone - spesso sono state accese più lampadine di ciò che è la realtà. Certo non tutti possono avere unanimità intorno. Ma Chiodi ha fatto un bel lavoro, è un presidente più apprezzato dalla base dell’elettorato che dall’apparato, non ci facciamo ingannare da quello che dice l’apparato. È giovane, ha risanato i conti, ha grandi prospettive, ha lavorato con grande senso di responsabilità». Da avversari cinque anni fa ad amici. «Abbiamo lavorato insieme con spirito di collaborazione, è un valore aggiunto al centrodestra. Storicizziamo gli eventi e collochiamoli nell’alveo naturale. Qualche anno fa mi vergognavo a entrare in Parlamento, mezzo Abruzzo in galera. Oggi ci prendono a esempio, certo l’Abruzzo soffre la crisi nazionale e internazionale, ma stabilità e soprattutto tanta trasparenza sono fattori acquisiti. Può sembrare una cosa sembra naturale ma si è lavorato per raggiungere questo valore».

Basi vincenti per la campagna elettorale. «Adesso serve la capacità di ripartire da questo dato al quale siamo stati capaci di arrivare. Saremo più ambiziosi, per pensare in grande, avere più coraggio per i comparti strategici. L’Abruzzo deve lavorare a sostegno del grande tessuto produttivo, piccolo ma capace, intraprendente ed elastico, non è nanismo industriale e produttivo, ma valore e cuore degli abruzzesi». Per fare questo serve l’unità degli uomini di apparato. Piccone è chiaro: «Sto già facendo incontri territoriali, utili a far capire cosa sta succedendo a Roma, correggere anche la rappresentazione che emerge. cercare di dare loro un messaggio chiaro: in questo momento non intraprendiamo battaglie e contrapposizioni interne perchè la pagheremmo cara. Abbiamo dovere di dare stabilità a questo governo regionale e la vedo nella seconda legislatura di Chiodi». Un messaggio diretto per Giuliante e Di Stefano? «Con Di Stefano ci parlo tutti i giorni - conclue il segretario regionale del Pdl - con Giuliante pure. Gianfranco è una persona che, nell’accezione più positiva del termine, è un militare. Riceve riceve ordini da Roma e li trasferisce a modo suo sul territorio. Un politico un po’ irruento, ma lo fa per spirito di squadra, non c’è nulla di personale. Anche le polemiche del passato sono riconducibili a sollecitazioni dell’elettorato. Di Stefano, al pari di altri, segue la linea dei suoi riferimenti, il rapporto è buono. Sul territorio non ci sono spaccature di rilievo. Potreno continuare il lavoro calibrandolo meglio».

www.filtabruzzo.it ~ cgil@filtabruzzo.it