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Data: 09/10/2013
Testata giornalistica: Il Centro
Imu sulle case di lusso, dietrofront Pd. Ma Scelta civica insiste: i ricchi paghino. Tares pagata in base agli indici Isee. Squinzi: più soldi per il cuneo fiscale

ROMA Niente tassa sulle case di lusso. E’ durato lo spazio di una notte l’orientamento del Pd di voler ripristinare l’Imu per quella fetta di popolazione che può pagarla senza stringere la cinghia (oltre 750 euro di rendita catastale). Le pressioni incrociate del governo (lettiani in primis) e del Pdl (è «odio di classe», ha tuonato Brunetta) hanno fatto ritirare ieri mattina gli emendamenti del Pd relativi alla copertura della prima rata dell’Imu «perché - ha spiegato il capogruppo del partito in Commissione Bilancio, Maino Marchi - abbiamo avuto assicurazioni dal governo del rispetto delle richieste poste su come si chiude il 2013». Il Pdl annuncia che «ha vinto il fronte antitasse» mentre il presidente Napolitano interviene per spegnere ogni focolaio: «Ci sono piccoli episodi o motivi di polemiche, ma non mi pare che siano da sopravvalutare». Intanto Letta conferma che la legge di stabilità sarà imperniata sulla riduzione del carico fiscale, al termine degli incontri con l’Abi e Confindustria. La giornata di ieri è così trascorsa tra il prosieguo delle consultazioni del premier e il lavoro delle commissioni Bilancio e Finanze della Camera sul decreto Imu. Le votazioni sugli emendamenti accolti hanno subìto una lunga pausa dalla tarda mattinata alla serata. Focolai di tensione con Scelta civica che ha mantenuto i suoi due emendamenti: il primo innalza da 200 a 400 euro la franchigia, facendo pagare la residua parte dell'imposta oltre tale soglia; il secondo prevede che i redditi oltre i 55.000 euro paghino un decimo della rata di giugno. D’altra parte anche il ritiro dell’emendamento del Pd sulle case di lusso è avvenuto al termine di un vigoroso braccio di ferro nel partito ma solo dopo aver ottenuto dal governo impegni per la Cassa integrazione, sulle misure per riportare il rapporto deficit-Pil al 3 per cento e sull’equità della service tax che, avverte il deputato Marchi, «si baserà su una rilevante componente patrimoniale oltre che su una parte dei servizi sulla quale interverranno i Comuni». Notizie confermate dal sottosegretario all’Economia Pier Paolo Baretta. Inoltre le commissioni Bilancio e Finanze hanno approvato alcuni emendamenti che impongono ai Comuni di tenere conto, nell’applicazione della Tares, della capacità contributiva dei nuclei familiari con riferimento in particolare all’Isee e al volume della raccolta differenziata conferita da imprese e famiglie. Tuttavia lo scontro sull’Imu che ha agitato il Pd ha lasciato tracce. «L’Imu esiste in tutta l’Europa - ha affermato Gianni Cuperlo, candidato alla segreteria democratica - e viene calcolata in rapporto al valore dell’abitazione». Per questo «non si tratta di un’angheria ma di un principio di equità, basta lisciare il pelo ai proprietari». Su un binario parallelo è proseguita la consultazione sulla legge di stabilità. Per il presidente di Confindustria, Giorgio Squinzi, questa può diventare lo spartiacque «tra la stagione del rigore e quella dello sviluppo» perché le politiche di austerità «hanno gelato l’economia alle prese con una recessione senza precedenti». Punto centrale sarà il taglio del cuneo fiscale. Il ministro Giovannini assicura che l’intervento di riduzione sarà «significativo» pur senza avere «l’ampiezza di cui alcuni parlano come se non ci fossero problemi di compatibilità». Il riferimento è a Squinzi che ha chiesto di mettere sul piatto 10 miliardi - proposta rilanciata durante l’incontro con Letta - e ai sindacati che lunedì hanno lasciato Palazzo Chigi con l’impressione di aver perso del tempo. Ieri Letta ha precisato che le misure si muovono su interventi per rendere più pesanti le buste paga, alleggerire il carico per le imprese e incentivare il lavoro a tempo indeterminato.

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