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Pescara, 16/05/2025
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Data: 09/10/2013
Testata giornalistica: Il Messaggero
Arriva la manovrina da 1,6 miliardi. Tagli ai ministeri e immobili alla Cdp

ROMA Il governo accelera sulla correzione dei conti pubblici, per riportare il rapporto deficit/Pil, ora al 3,1%, all’interno della soglia massima consentita del 3%. Oggi il Consiglio dei ministri approverà il decreto legge con la manovrina da 1,6 miliardi. Un’operazione che avverrà con tagli ai ministeri per 400 milioni di euro e, per il resto, con uno scatto sulla vendita di immobili attraverso l’intervento della Cassa depositi e prestiti. Nel decreto sono previste anche «disposizioni di sostegno all’occupazione e all’attività delle imprese»: in arrivo una nuova tranche di rifinanziamento della cig in deroga (si parla di 400 milioni) e il rifinanziamento della social card.
Prende il via, quindi, l’operazione di inversione dei tendenza dei conti pubblici, di cui tra l’altro ieri il premier ha parlato prima con il presidente dell’Abi, Antonio Patuelli, e poi con il numero uno di Confindustria, Giorgio Squinzi, ricevuti nell’ambito delle consultazioni in vista della legge di stabilità. Ancora una volta Letta ha ribadito che la riduzione delle tasse sul lavoro sarà al centro della legge di bilancio che il governo presenterà il 15 ottobre. E ancora una volta - era successo già l’altra sera con Cgil Cisl e Uil - ha dovuto registrare timori sull’entità dell’operazione.
Quattro-cinque miliardi sono pochi, insistono le parti sociali. Per un intervento significativo sul cuneo fiscale ce ne vogliono almeno dieci. «Bisogna assolutamente trovarli» dice ai giornalisti il presidente di Confindustria, anticipando la richiesta che qualche ora dopo farà direttamente al premier. «Gli dirò» annuncia Squinzi «che per il cuneo, 10 miliardi sono il minimo per fare un salto di qualità e per dare una spinta alla crescita. La legge di stabilità può rappresentare lo spartiacque tra la stagione del rigore e quella dello sviluppo».
In mattinata era stato il leader Uil, Luigi Angeletti, a ribadire: la riduzione delle tasse sul lavoro non deve essere «simbolica». E «un primo passo, che non assomigli ad una finta, è di 10 miliardi». Guarda caso la stessa cifra indicata anche da Squinzi. «Se il governo non ci convince» - è il monito di Angeletti - i sindacati sono pronti ad una «mobilitazione unitaria».
Ma è difficile che sul piatto possano essere messe risorse di quelle dimensioni nel 2014. «Non me la sentirei di dire che un taglio del cuneo fiscale da 4-5 miliardi è acqua fresca» osserva il sottosegretario all’Economia, Pier Paolo Baretta. «Sarebbe un primo intervento significativo» insiste. E così il ministro del Welfare, Enrico Giovannini: l’intervento sul cuneo difficilmente avrà «l’ampiezza di cui alcuni parlano».
OPERAZIONE TRIENNALE

Se per il 2014 ci sono difficoltà oggettive a recuperare la somma che le parti sociali considerano il minimo indispensabile, il discorso cambia a fronte di un arco temporale più lungo. E proprio questa potrebbe essere la quadra: mettere in campo un’operazione con benefici e risorse crescenti (fino a un punto di Pil, quindi 15 miliardi di euro) che arrivi a dispiegare tutte le sue forze alla fine del triennio, quando ormai la crisi si spera sia un lontano incubo. Insomma: il 2014 dovrebbe essere solo la prima ta

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