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Data: 09/10/2013
Testata giornalistica: Il Messaggero
Imu sulle case di pregio, il Pd ritira gli emendamenti

ROMA Sembrava destinato a riaprirsi con un blitz a sorpresa il capitolo Imu. Invece no, il Pd è costretto a una brusca retromarcia e finisce nel nulla la manovrina sulle «case di lusso» inserita in un pacchetto di emendamenti al decreto legge 102, prontamente ritirati. Almeno per ora. Già perchè, dopo l’ennesima montagna di polemiche, di copertura della seconda rata dell’Imu «si riparlerà a novembre», mette in chiaro il sottosegretario all'Economia Pier Paolo Baretta. Il focus è ora, dunque, tutto sulla Legge di Stabilità che sarà varata la prossima settimana dopo il rientro di Saccomanni da Washington.
LE GARANZIE
Tornando all’Imu, a far capire ieri che aria tirava sull’emendamento della discordia (quello che avrebbe fatto la prima rata ai proprietari di case con rendita catastale superiore ai 750 euro) sono state in mattinata le parole del presidente della Repubblica, Giorio Napolitano. «Abbiamo avuto piccoli episodi e motivi di polemica», dice il presidente da Cracovia, «ma non mi pare che siano da sopravvalutare».
Tanto che nella tarda mattinata, incassate le bordate arrivate dal Pdl , il capogruppo Pd in commissione Bilancio, Maino Marchi, primo firmatario della proposta, ha annunciato il ritiro di tutti gli emendamenti. Una mossa fortemente voluta dal premier, Enrico Letta, deciso a non riaprire il fuoco con il Pdl, ma appoggiato anche da molti dirigenti del Pd, a partire da Francesco Boccia e Matteo Colaninno. Alla fine, a convincere i Democrat bastano le «rassicurazioni» del governo su altre misure sociali, cig in deroga in primis. Mentre nel Pdl al sollievo di Daniele Capezzone («Evitata un’altra botta al ceto medio») si accompagna l’ironia di Maurizio Gasparri («Il partito delle tasse batte in ritirata sconfitto»).
Non mancano strascichi, però, vista la fretta dei «renziani» di chiedere a Letta di «dissociarsi» dalle polemiche che avevano bollato come tutto «renziano» un emendamento firmato invece da tutti i parlamentari Pd in commissione bilancio. «Era solo un modo per far pressione sul governo», spiega Marchi, una via per avere garanzie sulla copertura di alcuni provvedimenti per il 2013, garanzie arrivate subito dopo da Baretta. Lo stesso che ha rinviato alla Legge di Stabilità la definizione della Service tax, con la sua natura «progressiva».
L’ALTOLÀ DI SCELTA CIVICA

Non basta però la marcia indietro del governo a far scendere la tensione. Perchè Scelta Civica non molla e sceglie di non ritirare i suoi due emendamenti: il primo, che innalza da 200 a 400 euro la franchigia, facendo pagare la residua parte dell’imposta oltre tale soglia; il secondo che prevede che i redditi oltre i 55.000 euro paghino un decimo della rata di giugno. I «montiani» sono sempre stati contrari all'abolizione dell'Imu per tutti, e dopo che si torna ad ipotizzare l'aumento delle accise sulla benzina nella manovrina di fine anno, non intendono ritirare le loro proposte: «Se il governo ha le risorse - spiega Enrico Zanetti - per coprire l'abolizione della seconda rata senza aumentare altre imposte, noi saremo felici di ritirare il nostro emendamento». Intanto, una serie di emendamenti presentati da Scelta Civica e M5S prevedono che la Tares tenga conto della capacità contributiva delle famiglie anche attraverso l’Isee, nonchè della quantificazione dei rifiuti.

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