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Data: 09/10/2013
Testata giornalistica: Il Messaggero
Pensioni, stop aumenti oltre 3.000 euro

ROMA I soldi non ci sono, e non è una novità. Allora dovranno stringere la cinghia anche gli ottocentomila pensionati (il 5% del totale) che percepiscono oltre 3.000 euro mensili. Lo ha ribadito chiaro, in un’audizione alla Commissione Lavoro della Camera, il ministro Enrico Giovannini. In sostanza, nel 2014 non saranno rivalutati gli assegni superiori 6 volte il minimo (3.000 euro, appunto). E si tratta di un ulteriore congelamento delle pensioni più alte, già sterilizzate dalla riforma Fornero per il biennio 2012-2013. In compenso, salvo improbabili ripensamenti saranno rivalutate al 90% quelle fra tre e cinque volte il minimo e al 75% quelle fra cinque e sei volte. Possibile una rivalutazione piena per gli importi fino a tre volte il minimo. «I relativi risparmi saranno gestiti in un’ottica di solidarietà», ha precisato il titolare del Lavoro.
Una solidarietà, ha sottolineato, che già si è evidenziata con le misure a favore degli esodati: «Complessivamente con la quarta salvaguardia siamo arrivati ad un importo complessivo di circa 10,4 miliardi». Quello che non si può fare, ha spiegato, è una controriforma della normativa Fornero che, solo per il fatto di aver reso più ferree le regole di accesso al pensionamento, frutterà fino al 2021 risparmi per 93 miliardi. Bocciate di conseguenza tutte le varie ipotesi di correzione presentate in Parlamento. Le proposte rispetto ad una maggiore flessibilità nelle uscite sarebbero incompatibili con la situazione dei conti pubblici. «Si tratta di indicazioni - ha osservato il ministro - che avrebbero l’effetto di aumentare il numero di pensioni dal prossimo anno, determinando un onere di diversi miliardi di euro». Pollice verso anche sul tema delle eventuali penalizzazioni da abbinare all’anticipo delle uscite che non potrebbero compensare i maggior oneri per lo Stato: «Formula incompatibile non soltanto per il percorso della riforma, ma anche con l’indirizzo del governo di voler ridurre il costo del lavoro». La Fornero non si cambia. «E poi, se il pil e l’occupazione non crescono, non c’è sistema previdenziale che possa reggere. Possiamo giocare con le soglie di flessibilità, ma non ce n’è per nessuno».
GLI ASSEGNI PIU’ ALTI
Intervenire, invece, si può sulle cosiddette pensioni d’oro. «Anche se - ha fatto notare Giovannini - la Corte costituzionale è stata estremamente chiara: è più facile operare sui pensionandi che sui pensionati d’oro. La deindicizzazione per gli assegni più elevati? E’ uno strumento che contiamo di usare dal 2015, che ha un effetto significativo per i singoli, ma relativamente piccolo nel complesso in quanto il numero delle pensioni elevate è limitato». Una priorità, invece, è costituita dalla flessibilità nell’accumulo dei contributi. «Dobbiamo porci il problema - ha rilevato Giovannini - di chi è entrato tardi nel mondo del lavoro o ha avuto una carriera discontinua, altrimenti fra 30 anni si determinerà una situazione insostenibile per i pensionati di domani».

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