PESCARA I privilegi della casta non si estinguono con il passaggio a miglior vita dei politici, ma si tramandano ai loro familiari. In Abruzzo i congiunti di trentaquattro ex consiglieri regionali ricevono ogni mese un assegno di reversibilità che ammonta al 50% dell’importo lordo che spettava ai loro cari. Complessivamente la reversibilità dei vitalizi regionali costa alla comunità abruzzese più di 50 mila euro al mese, ovvero oltre 600 mila euro l'anno. Si oscilla tra gli 812 euro netti percepiti dalla vedova dell'ex consigliere Francesco Marinacci e i 2.301 euro ricevuti dalla moglie del socialista ortonese Nino Pace. Per non cedere alla demagogia, occorre riconoscere che la concessione di una rendita, a tutela delle vedove e dei figli dei politici deceduti, rappresenta una misura di civiltà, alla quale hanno diritto anche i familiari di pensionati e lavoratori appartenenti ad altre categorie, seppure in forme diverse, dopo molti anni di attività da parte dei congiunti e quasi sempre sulla base di importi modesti. Ciò che però non appare accettabile, è la moltiplicazione delle reversibilità legata alla moltiplicazione dei vitalizi, un meccanismo che tende unicamente a protrarre i privilegi nel tempo. Sei ex consiglieri regionali abruzzesi, in virtù dei propri trascorsi parlamentari, hanno maturato la doppia pensione dorata e, al momento della loro scomparsa, mogli e figli hanno potuto beneficiare della reversibilità su entrambi i fronti. Si tratta di figure a lungo protagoniste sulla scena della prima repubblica, che nel tempo hanno maturato vitalizi parlamentari di assoluto rilievo. Lo storico esponente del Psi aquilano, Domenico Susi, è stato ininterrottamente in parlamento dal 1979 al 1994, ricevendo anche incarichi di sottosegretario nel primo e nel secondo governo Craxi e poi nei governi guidati da De Mita, Goria e Andreotti. Le norme sulla reversibilità prevedono che ai coniugi dei deputati deceduti vada il 60% del vitalizio da parlamentare, al quale si aggiunge una quota del 20% per ciascun figlio, fino ad un ammontare massimo del 100%. In assenza del coniuge, il vitalizio viene diviso tra i figli, che a seconda del numero si dividono una fetta che complessivamente oscilla tra il 70% e il 100%. Susi, in virtù dei 15 anni trascorsi in parlamento, ha lasciato ai propri familiari una rendita consistente, alla quale si sommano i 903 euro netti al mese, frutto della reversibilità del vitalizio da consigliere regionale. Una situazione analoga a quella di uno dei capobastone della Dc teramana, Antonio Tancredi, che è stato deputato esattamente negli stessi anni in cui lo è stato Susi. La moglie di Tancredi, in seguito alla recente scomparsa del marito, riceve ogni mese 1.655 euro dalla Regione e una cifra ben più elevata dallo Stato. Nell'elenco compare anche Federico Brini, storico dirigente del Pci aquilano, alla Camera per 11 anni, dal 1972 al 1983: sua moglie percepisce una doppia reversibilità, con una quota di 910 euro che è frutto dell'impegno del marito a palazzo dell'Emiciclo. Brini è stato in parlamento per tre legislature, proprio come Vitale Artese, democristiano di San Salvo, a Montecitorio dal 1979 al 1992. Alla vedova Artese spettano i 985 euro versati dalla Regione e la quota di riversibilità parlamentare elargita dallo Stato. Anche l'esponente del Pci teramano, Arnaldo Di Giovanni, deputato dal 1979 al 1987, si è diviso tra Consiglio regionale e parlamento, ottenendo l'accesso al doppio vitalizio, che attraverso la reversibilità è stato tramandato ai suoi familiari (la quota regionale ammonta a 1.557 euro mensili). Completa il quadro Luigi Sandirocco, dirigente del Pci marsicano, ex vicepresidente del Consiglio regionale e deputato dal 1983 al 1987: anche Sandirocco, con una sola legislatura all'attivo, ha fatto in tempo a maturare il vitalizio da parlamentare. La moglie ha diritto alla doppia reversibilità (2.050 euro soltanto per il periodo che ha visto il marito protagonista all'Emiciclo). La quota complessiva delle reversibilità, di cui beneficiano i familiari dei politici abruzzesi che hanno maturato anche il vitalizio da parlamentare, non rappresenta un peso insostenibile per le casse della Regione: parliamo di 8.060 euro al mese, ovvero poco meno di 100 mila euro l'anno. Tuttavia, in una fase in cui milioni di italiani sono costretti a vivere con pensioni da fame, che spesso ammontano a poche centinaia di euro, la doppia reversibilità riservata ai congiunti dei politici suona come una nota stonata: limitare la reversibilità dei due vitalizi ad un'unica lauta rendita, frutto dell'impegno parlamentare dei familiari scomparsi, consentirebbe a mogli e figli di vivere una vita più che dignitosa, lanciando al contempo un importante segnale di sobrietà al Paese. La lista di coloro che beneficiano della reversibilità per entrambi i vitalizi è peraltro destinata ad allungarsi: sono 16 gli ex parlamentari ed ex consiglieri regionali che in Abruzzo percepiscono due vitalizi allo stesso tempo, ed altri ancora sono in attesa di raggiungere la soglia di età necessaria per maturare lo stesso diritto. Le riforme di Governo e Regione hanno abolito i privilegi con riferimento al futuro, ma non per questo bisogna smettere di occuparsi del presente e del passato.