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Pescara, 16/05/2025
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Data: 10/10/2013
Testata giornalistica: Il Messaggero
Pdl, alta tensione. Alfano chiede unità. Lealisti all’attacco: ignorate Silvio. La conferenza stampa dei ministri si trasforma in una conta interna

ROMA Una gara nel Pdl per testare chi è più fedele a Berlusconi. Gli alfaniani spiegano che «è stato Berlusconi a volere questo governo», ma i cosiddetti lealisti, capitanati da Raffaele Fitto, li accusano invece «di aver dimenticato il nostro leader». In realtà tutte e due le fazioni disattendono le aspettative del fondatore del Pdl che, nei giorni scorsi, aveva intimato ai suoi di «farla finita con le polemiche». Già, perchè al Cavaliere, che ha ricevuto prima l’ex governatore della Puglia e poi il segretario e vicepremier, Alfano, del congresso e delle primarie pare non importare nulla. Il suo obiettivo è tenere unito il partito per garantirsi la famosa agibilità politica. Ma le continue beghe rischiano di far deflagrare quel che resta del berlusconismo.
«AZZERARE LE CARICHE»

Dopo la proposta di Fitto di «azzerare le cariche del partito e ripartire da Berlusconi», alla quale si associano a raffica falchi e lealisti, perchè questo vuol dire sollevare Angelino Alfano dall’incarico di segretario, il vicepremier e i colleghi ministri, Quagliariello, Lupi, Lorenzin e De Girolamo, convocano una conferenza stampa a palazzo Chigi, scelta che fa discutere, per spiegare la loro strategia. Che punta alla stabilità del governo, insistendo sui temi cari al Pdl. «Saremo le sentinelle anti tasse», annuncia Alfano. E ancora: «Mai più Imu». Contemporaneamente, avanti con le riforme, a cominciare da quella della giustizia. Il tutto difendendo a spada tratta Berlusconi «con il quale c’è un vincolo di affetto mai venuto meno». E pare che i cinque guadagnino alla causa un bel po’ di parlamentari, specie deputati, convocati imperiosamente dal capogruppo Brunetta, che, ormai passato con le colombe, pare voglia contare le truppe. Molti si precipitano, ma in pochi riescono ad entrare nella sala stampa, occupata, come è normale, da moltissimi giornalisti.In prima fila, comunque, Brunetta non c’è, ma si fanno notare Cicchitto, Cicu, la Ravetto, la Scopelliti, la Giammanco, la Roccella, la Calabria, Elio Vito, Lainati. E perfino l’avvocato di Berlusconi, Piero Longo, e Maria Rosaria Rossi, fedelissima assistente del capo, che, secondo i bene informati, avrebbe sempre appoggiato il volo delle colombe del Pdl.
Il primo a prendere la parola è Alfano che tiene a sottolineare di rappresentare «insieme ai colleghi di governo, il movimento politico che, attraverso il proprio leader, è stato il primo a volere un esecutivo di coalizione, a rivendicare i risultati importantissimi centrati in questi mesi per il Paese». Come dire Berlusconi è con noi e appoggia le larghe intese. E mentre Quagliariello, ricorda «da sei mesi lavoro contro il neocentrismo», il vicepremier assicura di «volere solamente l’unità del partito». Ma quando legge la dichiarazione di Sandro Bondi, che dice «di non capire il senso di questa iniziativa paradossale», lo invita «ad abbassare i toni» e spiega di aver convocato i giornalisti «per sottolineare che ha un senso stare dentro questo governo». Comunque, garantisce che «ogni scelta sugli assetti organizzativi del partito e la premiership sarà presa tutti insieme». Il modo si troverà, ma, a quanto pare, non sarà nel congresso, invocato da Fitto, che suscita perfino l’ironia di Gasparri il quale assicura che «lo faremo prima di morire».

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