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Data: 11/10/2013
Testata giornalistica: Il Messaggero
Cgil: la regione è in stallo famiglie in depressione

L’AQUILA Abruzzo in stallo e in preda alla depressione. È il quadro della regione, come definito dalla Cgil con il segretario regionale Antonio Iovito e quello generale Gianni Di Cesare, in un incontro cui hanno preso parte i dirigenti sindacali regionali e provinciali e delle Camere del lavoro, chiamati a confronto su esperienze e analisi, valutazioni e proposte. Il quadro è avvilente, e le famiglie soffrono un pesante disagio.
Iovito afferma, senza lasciare spazio ad interpretazioni: «La disuguaglianza ha prodotto la crisi, non il contrario. La redistribuzione del reddito non è solo un fatto di equità sociale ma anche un fattore di sviluppo». Di Cesare: «Il 2011 è stato l'anno chiave, in cui tutto ha avuto inizio, in cui la crisi è diventata un fatto concreto perché da finanziaria è diventata crisi del lavoro». E le conseguenze sono sotto gli occhi di tutti: la recessione si sta trasformando in depressione collettiva, in sfiducia e abbandono. «L'Abruzzo -ha detto Di Cesare- , che in depressione era già agli inizi degli anni Duemila, si trova oggi alle prese con problemi che ne mettono a repentaglio il futuro. E se nei prossimi mesi le questioni più importanti si chiariranno fuori e dentro la regione, ci sono però peculiarità che riguardano solo l'Abruzzo. I tagli stanno bloccando la Regione, che può agire ormai soltanto su quattro settori: sanità, trasporti, interessi passivi e pubblica amministrazione. Il reperimento delle risorse per investimenti diventa uno dei nodi per il futuro di questa regione». L’elenco dei problemi che stila il segretario generale è veramente lungo: dalle conseguenze del terremoto alla crisi della finanza e del credito alla riorganizzazione dell'industria. «I problemi sono troppo grandi per affrontarli da soli -ha concluso Di Cesare- Serve un Governo che cambi la politica economica e ricontratti con l'Unione europea i vincoli di questi anni, perché da questa crisi si può uscire soltanto con un nuovo modello di sviluppo che favorisca nuova e buona occupazione».

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