Iscriviti OnLine
 

Pescara, 16/05/2025
Visitatore n. 743.957



Data: 12/10/2013
Testata giornalistica: Il Messaggero
Grillo scatenato: impeachment per il Colle

ROMA Assediato sul web, contestato dai suoi parlamentari, accusato di cinismo, di ragionare col freddo calcolo elettorale, Beppe Grillo prova a uscire dall’angolo. Come? Nel solito modo: alzando polveroni su Napolitano, chiedendone le dimissioni. Il post con esplicita richiesta di «impeachment» è affidato ancora una volta alla penna incendiaria di Paolo Becchi, l’ideologo legittimato e delegittimato a seconda delle occasioni e dell’umore dei capi. Per il professore il presidente della Repubblica «ha esercitato le sue prerogative al di là dei limiti previsti dalla Costituzione»; « ha snaturato il senso politico e morale della figura del Capo dello Stato». Attacco durissimo, dunque. Che allontana di qualche metro le polemiche per la scomunica dei due senatori che avevano presentato un emendamento in Senato per abolire il reato di clandestinità. Il senso è «costringere Napolitano alle dimissioni» e sconfiggere «le larghe intese», dice Becchi. L’altro obiettivo è alzare una cortina fumogena per disinnescare il dissenso sul nodo immigrati.
DIVERSAMENTE GRILLINI
C’era un tempo in cui solo in pochi osavano mettere in discussione la parole dei capi. Ora non più. C’è un’area di «diversamente grillini» che ha già preso forma. Gli ultimi iscritti in ordine di intervista sono Monica Casaletto, Francesco Molinari e Mario Giarrusso. «Il post di Grillo è molto inesatto - smentisce il suo leader Giarrusso - dice che l'emendamento M5S sui clandestini è stato fatto all'insaputa dei colleghi del Senato. Non è così: abbiamo in verbalia» . Non è una sollevazione. E neanche la scissione che molti aspettano. É il segno di una lacerazione che si allarga. Orellana in un tweet parla di «inopportune posizioni autoritarie che fanno perdere autorevolezza». Una critica condivisa da molti. «Non è possibile governare i gruppi parlamentari dall'esterno, chiudendoli in una gabbia», punta il dito il giurista e Stefano Rodotà. In quanto alla posizione assunta in tema di immigrazione, Rodotà è ancora più tranchant: «Non è un tema su cui si decide per raccogliere più consenso, ha a che fare con i diritti fondamentali delle persone. Il consenso cercato con questi argomenti non è accettabile». L’ex dissidente Giovanni Favia ricorda i tempi in cui «Casaleggio girava col fazzoletto verde in tasca «da leghista». Accusa i due leader «di non fare politica ma marketing». E va giù pesante, «politicamente sono persone sporche».

www.filtabruzzo.it ~ cgil@filtabruzzo.it