ROMA Basta morti in mare. Il grido di dolore parte dal palco della “Repubblica delle Idee” a Venezia dove Enrico Letta dice chiaro e tondo che la contestatissima Bossi-Fini va abolita e annuncia un piano straordinario per evitare che i barconi di disperati si trasformino in bare galleggianti. «Da lunedì (domani n.d.r.) l’Italia metterà in campo una missione militare umanitaria unilaterale, navale e aerea, per rendere il Mediterraneo più sicuro possibile nella parte in cui in questi giorni è diventato una tomba. Per noi vorrà dire spendere molti soldi perché metteremo in campo tre volte le navi e gli aerei che utilizziamo oggi». Il premier, che siede accanto al presidente del Parlamento Europeo, Martin Schulz, e risponde alle domande del direttore di Repubblica, Ezio Mauro, fa sapere che il Consiglio Europeo del 24-25 ottobre, su richiesta di Italia e Francia, si occuperà del tema dell’immigrazione e poi si schiera per l’immediata cancellazione della legge che ha introdotto il reato di clandestinità: «Da cittadino e da politico abolirei la Bossi-Fini e ho sempre ritenuto sbagliato il reato di clandestinità». E se il vicepremier Angelino Alfano prova a difendere con le unghie la legge voluta dal governo Berlusconi e definisce una «declamazione demagogica» l’abolizione della Bossi-Fini, Enrico Letta ammette le difficoltà («Siamo una grande coalizione ed è normale che ci siano contraddizioni») ma poi aggiunge che serve anche una «nuova normativa» sul diritto di asilo. La tragedia di Lampedusa resta anche in cima ai pensieri di Giorgio Napolitano che ieri, dopo una conversazione telefonica con il sindaco Giusi Nicolini, ha auspicato che il governo «invii propri rappresentanti a Lampedusa per aiutare le autorità locali a gestire l’emergenza degli sbarchi, dopo le tragedie degli ultimi giorni». Di fronte alla nuova tragedia del mare col suo macabro strascico di morti e disperazione, il Quirinale chiede che la presenza del governo sull’isola sia tangibile. Un appello a cambiare la Bossi-Fini parte anche da Cecile Kyenge, che annuncia che il governo sta lavorando tra mille difficoltà per organizzare i funerali di Stato per le vittime della strage di Lampedusa del 3 ottobre e, rispetto alla Bossi-Fini, dice che «nessuna legge è eterna». E se il centrodestra proverà a difendere la sua legge e voterà contro, il ministro per l’Integrazione spiega che gli immigrati recuperati a Lampedusa «sono rifugiati e non clandestini» e poi aggiunge che il reato di clandestinità dovrebbe essere rivisto «senza alcun pregiudizio ideologico». Su questo tema, insomma, si potrebbe fare anche a meno delle larghe intese: «L’abrogazione del reato di clandestinità è un percorso già avviato, che potrebbe trovare una maggioranza diversa rispetto a quella che sostiene il governo». Parole che allarmano non solo il Pdl ma soprattutto la Lega che ieri ha fatto una manifestazione a Torino per difendere proprio la Bossi-Fini. Umberto Bossi dice di aver avuto assicurazioni da Alfano che la legge che porta il suo nome non sarà toccata. Il più preoccupato è Roberto Maroni, che lancia l’ennesimo aut aut a Letta: «La macroregione del Nord dice no ai clandestini. Lo sappia il governo».