ROMA Difficilmente potrà superare i 12-13 miliardi di euro nel 2014. Sarà questo il perimetro della legge di stabilità che il governo varerà martedì prossimo. Ed è quindi all’interno di questo perimetro che i tecnici stanno tentando la divisione dei pani e dei pesci. Lavoro alquanto arduo, visto il numero dei commensali e la loro ”fame”. Lavoro che dovrà necessariamente passare per una mediazione politica e che, quindi, fino all’ultimo momento utile potrebbe subire delle modifiche.
Ieri il presidente Letta ha voluto rassicurare alcuni di questi commensali: gli enti locali e i sindaci in particolare. «Martedì - ha detto il premier - ci saranno buone notizie. Dobbiamo sapere che siamo tutti dalla stessa parte. Roma non è contro i sindaci». In arrivo c’è l’allentamento del patto di stabilità interno che vincola gli enti locali a rispettare un obiettivo di saldo finanziario. Il nuovo meccanismo prevede di escludere dal tetto alcune spese per investimento. Finora il governo si stava orientando a indicare anche i settori di destinazione ammessi (edilizia scolastica, dissesti idrogeologici), ma non è escluso che venga lasciata maggiore libertà di scelta agli amministratori. La misura dovrebbe valere circa un miliardo di euro.
Per i Comuni, però, c’è anche l’altra importante voce: la service tax, ovvero quell’imposta che dovrà accorpare e sostituire Tares (tassa sui rifiuti) e Imu.
LE IMPOSTE SULLA CASA
Per fare in modo che alla fine del giro il tutto non si risolva con un aggravio di imposizione per i cittadini, ai Comuni sarà trasferita una dotazione finanziaria. La service tax, infatti, si comporrà di una parte legata ai servizi e di una legata alla componente patrimoniale. Il pagamento dell’imposta spetta per la parte dei servizi a chi abita la casa (proprietario o inquilino), per la seconda sempre al proprietario. Il governo è orientato a fissare un’aliquota massima (di modo che la tassa non superi l’attuale somma tra Imu e Tares), ma non un’aliquota minima. I Comuni potranno decidere se esentare dal pagamento della componente patrimoniale le prime case ed eventualmente aumentare il carico fiscale su immobili non residenziali, seconde case e alloggi affittati. Nel 2012 il gettito sull’abitazione principale fu di 4 miliardi di euro. Una cifra praticamente impossibile da recuperare all’interno della legge di stabilità. Finora si è parlato di circa due miliardi, ma il quantum finale dipenderà dalle trattative all’interno della maggioranza.
PIÙ SOLDI IN BUSTA PAGA
Il cuore della legge di stabilità - Letta negli ultimi tempi non si stanca di ripeterlo - saranno le misure per tagliare il costo del lavoro. Un capitolo sul quale il governo difficilmente riuscirà a stanziare più di 4-5 miliardi (considerati comunque assolutamente insufficienti sia da parte degli imprenditori che dai sindacati). L’intervento nel 2014 sarebbe però solo il primo passo che continuerebbe con ulteriori stanziamenti nel biennio successivo (fino a un totale di 10 miliardi di euro). Resta in campo l’ipotesi di dare nel 2014 ai lavoratori (detrazioni Irpef in busta paga, in un’unica tranche a metà anno) la parte maggiore (70-60%). La ripartizione sarebbe poi invertita negli anni successivi. Nel 2014 le aziende si dovranno accontentare del potenziamento delle deduzioni Irap e delle agevolazioni per gli utili reinvestiti. In forse il taglio dei contributi relativi agli oneri non previdenziali.
C’è poi il capitolo spese indifferibili (ad esempio il 5 per mille, il trasporto pubblico locale, l’avanzamento dei lavori di alcune grandi opere come il Mose e la Tav) che assorbirà quattro miliardi. Il resto servirà per gli interventi a favore della sostenibilità sociale, dal fondo per i disabili alla cassa in deroga.