Repetita iuvant. Anche se una regola è già fissata dalla legge è meglio ribadire, per non avere problemi. Devono aver pensato questo in giunta al Comune dell'Aquila, dove all'unanimità stata votata una delibera con cui si stabilisce che i vincitori del concorsone non potranno chiedere la mobilità, e quindi essere trasferiti presso un altro, per almeno cinque anni dall'assunzione. Unica deroga: è possibile chiedere la mobilità, il distacco, comando e assegnazione solo per essere trasferiti in un altro comune del cratere (purché questo sia d'accordo).
Un documento, quello dell'Esecutivo, che può sembrare quantomeno pleonastico ai più, dal momento che l'art. 35 comma 5 bis del decreto legislativo 165 del 2001 stabilisce, senza alcun dubbio interpretativo che «I vincitori dei concorsi devono permanere nella sede di prima destinazione per un periodo non inferiore a cinque anni». Una disposizione, peraltro, inderogabile dai contratti collettivi. Sarebbero decine i vincitori della prova selettiva indetta per agevolare gli uffici della ricostruzione ad espletare i propri compiti ad aver già richiesto la mobilità, soprattutto verso regioni del centro sud.
Un piccolo boom di richieste, ripetute a più riprese che rischiano di mettere sotto pressione uffici dove è già alto il livello di stress legato alla titanica mole di lavoro che li investe quotidianamente. Meglio imprimere "a fuoco" quindi, una risposta che i richiedenti di mobilità probabilmente si sono già sentiti dare verbalmente, con il marchio della giunta. Del resto, come è giusto e previsto dalla legge, il concorso voluto dall'ex ministro per la Coesione territoriale era aperto a candidati provenienti da tutta Italia con una riserva dedicata a chi aveva già avuto esperienze lavorative negli enti pubblici nel post sisma.
Chi ha vinto, con merito e fatica, le diverse prove che sono durate settimane sapeva benissimo dall'inizio che la destinazione finale sarebbe stata il Comune dell'Aquila (128), del cratere (72), Provincia, Regione o uffici speciali per la ricostruzione (le cento unità attribuite al ministero delle Infrastrutture che li ha "dirottati" verso gli Enti competenti in materia di rinascita dei centri storici).
L'unica, piccola, eccezione può esserci solamente se si chiede di trasferirsi all’interno dei comuni del cratere, ma anche in questo caso, il dipendente sarà sottoposto ad un periodo di prova ed al successivo parere favorevole. Chi proprio vuole cambiare aria può farlo sempre all'interno dell'Abruzzo, insomma, ma di prendere il largo verso altro lidi neanche a parlarne.
Una posizione chiara fissata dalla legge. L’Aquila non doveva e non poteva essere una base d’appoggio solo per ottenere un posto di lavoro.