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Data: 14/10/2013
Testata giornalistica: Il Messaggero
Nella service tax a tre gambe spunta la mini-patrimoniale

Una componente del tributo sarà calcolata sul possesso, le altre due su servizi e rifiutiPer ridurre il prelievo i Comuni avranno a disposizione una dote di 1,8-2 miliardi

LE IPOTESI
ROMA Viaggerà su tre gambe e non su due la service tax, l’imposta destinata a sostituire Imu e Tares in rampa di lancio nel 2014. Annunciandola, il 28 agosto scorso, il governo aveva parlato di un meccanismo duale (basato su rifiuti e servizi indivisibili ). Ma in queste ore i tecnici che lavorano sul dossier stanno studiando la costruzione di una piattaforma di base. In particolare si ipotizza un prelievo iniziale di 3-3,5 centesimi per mille o di 30-35 centesimi a metro quadro per ciascun immobile. Ma non è ancora chiaro se come base imponibile verranno prese in considerazione le attuali rendite catastali o i valori di mercato. Magari quelli dell'osservatorio immobiliare. La prima soluzione, molto più semplice da adottare, porta con sé un problema antico: il catasto italiano non fotografa in maniera fedele il panorama abitativo italiano.
LE QUATTRO RATE
Un problema non da poco. Tanto che, in ogni caso, all’aliquota patrimoniale di base verrà applicato un tetto massimo. Confermati gli altri due spezzoni dell’imposta: Tari e Tasi. La prima (pagata anche da chi è in affitto ) sarà agganciata al ciclo dei rifiuti urbani e sarà calcolata dai comuni sulla base dei volumi di smaltimento. Il prelievo colpirà in maniera più pesante i nuclei familiari che inquinano maggiormente. Una delle questioni più controverse e importanti sul tappeto riguarda gli inquilini, chiamati al versamento. Per loro si pensa ad uno sbarramento: non dovrebbero pagare più del 25% rispetto al valore dell’intera imposta. Quanto a capitolo Tasi si tratta della vera novità in quanto colpisce il godimento dei cosiddetti beni indivisibili come l’illuminazione stradale e i servizi di viabilità. Questo spezzone dell’imposta potrà subire forti riduzioni impositive in base a parametri come il reddito familiare o il numero dei componenti che abitano l’immobile. Quasi certe le modalità di versamento. La service tax sarà versata in quattro soluzioni (prima rata tra gennaio e marzo, l’ultima a dicembre) ma chi vorrà potrà effettuare il saldo in un’unica soluzione nel mese di giugno. «Il peso dell’imposta sarà meno della metà di Imu e Tares insieme»: memore di questa promessa estiva, il governo punta a inserire nel provvedimento una sorta di clausola di salvaguardia. Anche se i comuni avranno mano praticamente libera nel manovrare le aliquote e distribuire così il carico fiscale sui cittadini, il tributo non potrà in nessun caso superare il limite del 6 per mille e del 10,6 per mille che grava attualmente su prime e seconde case.
I MARGINI PER I SINDACI
Per consentire ai sindaci di raggiungere questo obiettivo, Palazzo Chigi stanzierà una cifra di 1,8-2 miliardi di euro che sarà utilizzata per aumentare le detrazioni su immobili e figli a carico. Possibile in questo modo che nella maggior parte dei 6 mila comuni italiani la Service tax escluderà dal prelievo le prime case, per quanto riguarda la componente patrimoniale. Le indiscrezioni sulla costruzione della Service tax, intanto, agitano Confedilizia. In una nota, il presidente dell’associazione dei costruttori Corrado Sforza Fogliani ha parlato di “impostazione sconcertante” in riferimento al fatto che l’impianto che si sta delineando fa pensare all’introduzione di una imposta e non di una “tassa sui servizi”. Una logica che, secondo Confedilizia, tradirebbe la promessa di un fisco immobiliare di carattere federalista.

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