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Pescara, 16/12/2025
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Data: 18/10/2013
Testata giornalistica: Il Messaggero
Val Pescara, le cento voci che dicono no al declino. Nei trasporti oltre ai nodi noti di aeroporto, porto, stazione, si misurano i contraccolpi sugli autisti di camion e scuolabus.

«Il lavoro unisce il Paese». Davanti lo striscione della protesta si sono uniti, ieri in piazza Italia, chi il lavoro non ce l’ha più, chi rischia di perderlo, chi ce l’ha ma a pochi euro l’ora. In centinaia hanno risposto alla chiamata alla mobilitazione di Cgil, Cisl, Uil per dire Basta-Così alla emorragia occupazionale nel Pescarese: un migliaio, secondo gli organizzatori. Volti e storie di crisi: da tutta la provincia davanti i palazzi della politica hanno protestato con le bandiere. Due i pullman da Bussi. «Oltre ai 300 posti persi in dieci anni alla Solvay, c’è ora la mobilità per 22 sui 90 in forze», racconta Giovanni. «Bussi e Scafa hanno dato da mangiare per 100 anni alla Val Pescara, si deve ripartire dalla bonifica per la reindustrializzazione», urla Tonino dal camion allestito a palco. L’edilizia frana. «L’azienda vuol chiudere, ci batteremo fino alla fine», dice Fabrizio, lavoratore Italcementi.
C’erano i rappresentanti delle tute blu. Ma prendono la parola pre commessi, impiegati, autisti, lavoratori delle pulizie. «Fino a qualche anno fa per le donne il lavoro nei supermercati era dignitoso - racconta Livia -. Non è più così: negozi che chiudono, anche grandi come Benetton, la condizione di vita e salario è più difficile: contratti precari, lavoro domenicale». «Da 12 anni lavoro negli appalti alle pulizie delle scuole - dice Gino -: siamo in 850 in Abruzzo, le nostre vite sono legate agli stanziamenti del ministero: con i tagli si arriverebbe a -40% di un salario già misero, tra i 300 e gli 800 euro al mese». «L’azienda ha iniettato denaro in Alitalia - dice Fausto, lavoratore Poste -, in provincia invece la razionalizzazione: meno 37 zone di recapito e depotenziamento del centro di meccanizzazione».
Oltre ai nodi noti di aeroporto, porto, stazione, nei trasporti si misurano i contraccolpi sugli autisti di camion e scuolabus. Le spine del credito, sopra tutto. «Il problema è la delocalizzazione, le piccole banche fagocitate dai colossi nazionali - dice Cesare, lavoratore Caripe -. Da 15 anni il sindacato si batte sulla difesa della località: oggi lo stiamo facendo per Tercas, perché le banche continuino a dare correttamente credito a imprese e famiglie del territorio». Tre i pullman dei pensionati: assegni magri, lunghe liste d’attesa, meno fondi per l’assistenza. «La cassa integrazione in un anno è aumentata del 10% - ricorda Emilia Di Nicola, Cgil -, bisogna riportare al centro il lavoro predisponendo gli interventi, a partire dalla Val Pescara». «Il centro agroalimentare e Italcementi: sono le ultime crisi, ma da anni stiamo assistendo a deindustrializzazione e delocalizzazione», dice Umberto Coccia, Cisl. «Non solo difesa dei posti di lavoro, ma anche creazione di nuovi, di prospettive», è l’appello di Luca Piersante, Uil. Col tricolore i sindaci di Scafa, Manoppello, Torre dé Passeri, Alanno, Abbateggio, San Valentino. «La crisi è tremenda, ma le istituzioni esistono, tutti stiamo facendo sistema», dice il presidente della Provincia Guerino Testa. Restituzione fiscale a lavoratori e pensionati; aiuti alle imprese in cambio di investimenti e occupazione, cassa in deroga, taglio dell’addizionale regionale, ripristino del welfare, riduzione delle liste d’attesa, impegno della Regione per il piano di rilancio dell’area di crisi Val Pescara: la piattaforma dei sindacati sarà presentata stamattina a palazzo dei Marmi a parlamentari e politici regionali.

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