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Data: 18/10/2013
Testata giornalistica: Il Tempo d'Abruzzo
«Il Governo ha deciso di lasciar morire la città» Assemblea con i Comuni del cratere e nuove proteste

Rabbia, scoramento, frustrazione e tanta voglia di non arrendersi. Sono alcune delle sensazioni suscitate dalla lettera che il sindaco, Massimo Cialente, ha inviato al premier, Enrico Letta, e per conoscenza al Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, e diversi esponenti del Governo a due giorni dal via libera da parte dell’Esecutivo nazionale della legge di stabilità. L’attesa per i fondi per la ricostruzione, infranta di fronte al «contentino» accordato da Palazzo Chigi (300 milioni, frutto di una mera anticipazione del miliardo e duecento milioni stanziati in estate), il concreto timore di veder bloccati cantieri e gru che finalmente si iniziavano a veder lavorare quotidianamente e, soprattutto, il mancato rispetto di accordi e promesse, ribaditi nelle scorse settimane da ministri e sottosegretari, hanno fatto traboccare il vaso della pazienza. «Il governo italiano - scrive il primo cittadino al primo ministro - ha deciso che questo pezzo d’Italia venga lasciato morire». Cialente ricorda le proteste dei giovani studenti del capoluogo, che non chiedono altro se non «di rivedere presto la loro città; molti di loro non hanno neanche avuto il tempo di conoscerla ma sanno bene che, senza una città, non si ha neanche un’identità». Il sindaco ricorda la presentazione del cronoprogramma, frutto di una richiesta del governo Monti a cui seguì un accordo, confermato con l’attuale Esecutivo, per garantire continuità alle risorse per la rinascita dei centri storici. «Tutto questo perché Lei sa bene che essendo riusciti grazie anche all’impegno del Ministro Barca, nel precedente Governo, a creare una macchina "virtuosa” con il finto finanziamento che ci è stato concesso, che altro non è se non la riconferma del precedente miliardo e due, in una sorta di gioco delle tre carte, il solo Comune dell’Aquila ha già approvato progetti per 650 milioni che attendono solo il contributo definitivo. Entro dicembre, potremmo arrivare sicuramente all’approvazione di progetti per altri 300 milioni di euro, un miliardo e due entro il mese di marzo. Ma la ricostruzione si fermerebbe allora, se pure il Comune dell’Aquila dovesse prendere tutti i soldi sottraendoli ai comuni fratelli del cratere. È lo stop alla ricostruzione». Cialente non si nasconde dietro un dito affermando che il governo Letta «ha tagliato la corda lasciandoci precipitare, facendo molto peggio del governo del Regno di Napoli che nel 1703 seppe ricostruire la città, ancora più bella». Oggi si svolgerà un’assemblea con i sindaci del cratere per pianificare eventuali proteste e, addirittura, nuove manifestazioni a Roma. E a poco c’è da credere che siano servite le rassicurazioni del ministro per la coesione territoriale Carlo Trigilia, che ha ribadito come il governo sia impegnato «a fornire i fondi necessari in relazione all’effettivo "tiraggio" della ricostruzione, in modo che non si creino rallentamenti».

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