L’AQUILA «Letta porta a compimento la scelta iniziale di Berlusconi sulle new town. Il governo ha rotto il patto con noi». Il sindaco Massimo Cialente, dopo aver scritto una lettera al capo del governo per contestare la decisione di prevedere «soltanto» 300 milioni per L’Aquila nella legge di Stabilità, rincara la dose. «Il governo Letta», dice il sindaco, «è riuscito a portare a compimento la scelta iniziale di Berlusconi che era quella di inventare le famose new town: cioè non si ricostruiranno i centri storici almeno nei prossimi anni e ci lasceranno marcire in queste che non sono vere case». Per quanto riguarda i vincoli di bilancio imposti dall’Ue, Cialente ha detto: «Trovo allucinante il fatto che l’Europa non permetta di sfondare il patto di stabilità del 3% neanche di fronte a calamità naturali riconosciute dall’Europa stessa». L’amarezza del sindaco emerge anche dalla lettera inviata a Letta «con la mortificazione di essere un cittadino abbandonato dal Paese». Cialente chiede al premier di «venire all’Aquila» a dire, soprattutto ai giovani, che «la ricostruzione si bloccherà», «io non intendo farlo». «Con il varo della legge di stabilità il governo ha di fatto interrotto e rinviato la ricostruzione», benché il Comune abbia già approvato progetti che attendono solo il contributo definitivo. Come in certe scene drammatiche di film, in cui in una cordata che arrampica su una parete rocciosa si decide di tagliare la fune dell’alpinista che ha perso l’appiglio, lasciandolo precipitare, il governo ha deciso che questo pezzo d’Italia venga lasciato morire.Per ottenere il miliardo e due, in un’unica somma peraltro già spesa nei fatti, fui costretto a compiere un atto pesante per un uomo dell’Istituzione quale credo di essere; fui costretto per protesta a spogliarmi della fascia da sindaco e ammainare il tricolore dagli edifici pubblici, fortemente criticato anche dal Presidente della Repubblica che non mancò di farmi conoscere la sua indignazione. Da una settimana», prosegue Cialente, «i ragazzi delle superiori sono in mobilitazione e hanno organizzato una grande manifestazione, alla quale hanno partecipato dipingendo le loro guance con i colori della città: il verde e il nero. Sanno bene che, senza una città, non si ha neanche un’identità». Oggi Cialente terrà «un’assemblea con tutti i sindaci dei comuni di questo sfortunato pezzetto d’Italia. Forse decideremo di tornare a Roma per esprimere più che la nostra protesta, la nostra mortificazione e indignazione. Gli studenti aquilani mi dicevano che in testa al corteo vorranno esserci loro, in migliaia, perché il futuro della Città è il loro futuro e non vogliono e non possono aspettare altri 15-20 anni per rifare L’Aquila. Non possono accettarlo e non vogliono emigrare. Sono preoccupato per loro, e vorrei provare a farli desistere perché tre anni fa, nella manifestazione romana, il governo Berlusconi lasciò che le forze dell’ordine ci picchiassero, anche a sangue». Intanto il ministro Carlo Trigilia ammette che i soldi stanziati non bastano ma dice che «il governo è impegnato a fornire i fondi necessari affinché non si creino rallentamenti». Per la senatrice Stefania Pezzopane «il governo non deve fare il gioco delle tre carte sulla pelle degli aquilani. I 300 milioni non sono fondi nuovi ma già assegnati. È solo un’anticipazione». Critiche anche dalla Cna. Per il comitato «3e32» la soluzione c’è. Dirottare all’Aquila i soldi per la Tav.