ROMA Scelta Civica era spaccata da tempo. Le accuse a Monti per deficit di leadership e le critiche di Monti al governo Letta, non condivise da una parte del cartello da lui allestito a suo tempo, avevano creato una situazione quasi impossibile. E ieri, Mario Monti si è dimesso da presidente di Scelta Civica. Con un comunicato in cui il Professore annuncia che la guida del gruppo passa al vicepresidente Alberto Bombassei. Undici senatori - tra cui Casini, De Poli, Merloni, Olivero, Lucio Romano e Maurizio Rossi - firmano una lettera di non condivisione delle linea di attacco al governo che l’ex premier sta perseguendo sulla legge di stabilità. Un ministro, Mario Mauro, che da tempo in ogni sua uscita politica viene inseguito dal commento polemico del Professore («Sono solo posizioni personali»), viene considerato da Monti una sorta di dissidente da bacchettare, per il fatto di avere incontrato Berlusconi a pranzo l’altro giorno e di prospettare un Ppe versione italiana non necessariamente anti-berlusconiano. Come lo vorrebbe invece Monti. E insomma: l’ex premier, stanco di divisioni e contrariato da scelte a suo parere non ubbidienti, lascia la guida della sua creatura.
DELEGITTIMAZIONE
Gli undici firmatari della lettera hanno ravvisato nelle posizioni anti-governative di Monti una sorta di delegittimazione del lavoro svolto dai ministri di Scelta Civica. E non hanno potuto tollerare la cosa. Quanto a Mauro, lo scontro tra lui e Monti è stato durissimo. «Devi andare via, devi dimetterti», ha gelidamente intimato il Professore al ministro. Dimettersi perchè ha visto Berlusconi. Questo scontro sta alla radice della successiva lettera dei parlamentari. I quali non volevano provocare l’addio di Monti, ma ora che l’addio c’è stato in Scelta Civica non tutti si disperano. E diverse sono le opzioni in campo: chi vuole fare il nuovo centrodestra anche con Berlusconi, chi lo vuole fare al netto del Cavaliere perchè figura usurata e troppo ingombrante, chi guarda a Renzi. Monti nell’alterco con Mauro, che viene dal berlusconismo e ha un esperienza europea che non ne fa un personaggio minore, ha ripetuto più volte, in un crescendo di rabbia: «Non si può stare con Berlusconi, il quale ancora s’accompagna con la Lega e con Fratelli d’Italia».
FUORIUSCITA
E ieri, nella nota ufficiale, l’ex premier che ora si iscrive al Gruppo Misto: «In questi giorni il senatore Mauro, con dichiarazioni ed iniziative, è venuto preconizzando, da un lato, una linea di appoggio incondizionato al governo - naturale in chi fa parte - ma che non è la linea di Scelta Civica. Dall'altro, il superamento di Scelta Civica in un soggetto politico aperto anche a forze caratterizzate da valori e prassi di governo inconciliabili» con quelli di Scelta Civica. Mauro chiede sostegno: «I partiti che manifestano mal di pancia per la legge di stabilità non sono coerenti con la fiducia che hanno espresso al governo Letta». Monti si sente colpito al petto. «Mauro, che grazie a Monti è diventato prima capogruppo al Senato, poi saggio napoletaniano e infine ministro, dovrebbe essere in prima linea a sostenere il progetto di Scelta Civica, distinto e distante da quello di Berlusconi e Alfano e di Casini», maligna Gianfranco Librandi. E subito dopo piove la missiva degli undici contro i «troppi distinguo opportunistici» attribuiti a Monti sul governo Letta. Proprio alla vigilia dell’ultimo voto di fiducia all’esecutivo, chi c’era ricorda questa scenetta e le smorfie di disappunto di Letta. Monti fa il suo discorso in aula, dicendo che quell’esperienza di governo avrebbe partorito un partito democristiano di Letta e Alfano. Letta, che è sempre stato il più montiano del Pd, per paura che le parole dell’ex premier indispettissero l’ala sinistra del suo partito e mandassero a monte tutto, platealmente con la mano fa il gesto di smetterla rivolto a Monti e poi scuote la testa temendo il pasticcio. Che per miracolo non accade, ma il Professore stava per provocarlo. Le cose, ora, sono precipitate invece dentro Scelta Civica. Martedì prossimo si riunirà l'assemblea del gruppo per il primo chiarimento. Ma una fase s’è chiusa.