L’AQUILA «Addo’ ite? Ah, così, sanza meta. Venimo? No, no, ite anco voi sanza meta, ma de un’altra parte». Monicelli (memorabile il suo appello «Gli aquilani devono reagire, cercare di ricostruire. Siete aquilani porca miseria, siete abruzzesi. E fatelo no!») avrebbe pittato così, col leggendario dialogo tra il penitente e Brancaleone, il pur generoso tentativo del sindaco Massimo Cialente di radunare politici, sindaci, professionisti, associazioni di categoria per mettere a punto il programma della nuova mobilitazione che, questo almeno nelle intenzioni, dovrebbe vedere impegnati amministratori e amministrati per richiamare l’attenzione del governo sulla necessità di reperire ulteriori risorse per la ricostruzione nella legge di Stabilità che sta per cominciare il suo cammino. Tema che, a quasi cinque anni dal sisma, dovrebbe vedere, pur nella diversità delle sfumature, tutti uniti. O quasi. DIVISI ALLA META. E invece, tra chi si offende perché non è stato invitato (Del Corvo), chi è stato invitato ma si trattiene un po’ e poi va via, chi la butta sul personale, chi risponde piccato, chi pensa alle Regionali, chi esce fuori dal seminato, la riunione avviata con tante buone intenzioni finisce con una replica urlata di Cialente per pochi intimi. Tanto che l’assemblea dei sindaci verrà riconvocata forse lunedì e farà da preludio (venerdì?) a una nuova adunata cittadina. All’appello rispondono, tra gli altri, una ventina di sindaci del territorio, in testa il coordinatore Nusca, una sola parlamentare (Pezzopane), un ex sempre in prima linea come Lolli, la giunta aquilana quasi al completo, consiglieri comunali, esponenti di Asm, Confindustria, Ance, Anci, Api, Cna, Camera di commercio, Ingegneri, Architetti. COSA FARE. Manifestare a Roma, bloccare di nuovo l’autostrada, organizzare proteste «a sorpresa» senza avvisare la polizia, dimettersi tutti, i sindaci, come gesto eclatante, che poi in 20 giorni ci si può ripensare. Oppure fare causa allo Stato che, in barba a Costituzione, leggi, decreti, ordinanze non ricostruisce L’Aquila e creare una class action di cittadini con progetti pronti e zero risorse, come suggerisce l’avvocato Udc Raffaele Daniele, coinvolgendo, magari, costituzionalisti di rango (Ettore Di Cesare di Appello per L’Aquila pensa a Stefano Rodotà, Cialente a Giovanni Maria Flick) per rilanciare la questione a livello nazionale. Tante proposte sul tappeto che non trovano, per ora, la necessaria sintesi. LE CASACCHE. Le posizioni, in certi casi, sono distanti. Giorgio De Matteis lancia l’ultima «ciambella» a Cialente per chiedergli una task force trasversale che si faccia carico di lavorare nei palazzi romani («si decide tutto nelle direzioni generali dei ministeri, protestare in piazza significa solo fare sceneggiate e basta»). Il sindaco (ma al momento della replica De Matteis ha già lasciato lo scranno) è di parere opposto: «C’è ancora chi fa comparsate. Facciamone di più, di sceneggiate, come quella con cui abbiamo preso le botte per le tasse o quella per cui ci hanno dato il miliardo e 200 milioni. Se facciamo la manifestazione riuscirà sicuramente, perché la gente non ne può più perché sta crepando di fame. Bisogna fare qualcosa di eclatante. I cantieri vanno a rilento, c’è un pessimo tiraggio. Come un camino atturato». Poi la richiesta: 600 milioni in più per il prossimo triennio. Oltre al miliardo e 200 milioni. I CONTI. Il ruolo del ragioniere tocca stavolta a Giovanni Lolli che snocciola i numeri: servono, per L’Aquila e il cratere sismico, 3,2 miliardi per le annualità 2013 e 2014. «I 985 milioni dell’epoca Barca», sostiene l’ex parlamentare, «sono stati tutti impegnati. A questi vanno aggiunti i 150 milioni di delibere precedenti. Dei 461 dei Comuni del cratere ne sono stati impegnati 261, più altri 200 entro fine anno. E siamo a 2,1 miliardi. Al Comune giacciono 300 milioni di progetti ereditati dalla vecchia filiera. E altri 600 milioni entro fine anno presso gli uffici di Paolo Aielli. Il fabbisogno 2013 è di 900 milioni, per l’anno nuovo servono 1,2 miliardi. Solo per L’Aquila. Per gli altri Comuni 500 milioni di euro all’anno. Poi c’è la ricostruzione pubblica, ci sono le spese incomprimibili, i bilanci da far quadrare e tanto altro. La soluzione della Cassa depositi e prestiti va caldeggiata in Europa dove da giugno ci sarà il semestre dell’Italia. In venti giorni si deve decidere il da farsi. Poi non c’è più tempo». Intanto il premier Letta, secondo il suo consigliere Franco Sanna, verrà «sicuramente» all’Aquila, ma «prima ci sarà la soluzione e poi la presentazione». Per ora, nell’Aquilano si appresta a tornare l’ex ministro Fabrizio Barca, pure qui evocato, che domani alle 10,30 a Pizzoli parlerà sul tema «Il mio Pd». IRRIDUCIBILI. Resistono stoicamente alle quattro ore di dibattito con Cialente, tra gli altri, solo pochi sindaci (Biondi di Villa Sant’Angelo, Giammaria di Tornimparte, Circi di Cagnano Amiterno, Colagrande di Villa Santa Lucia degli Abruzzi). Il resto della platea, come i musicisti del maestro Canello nel celebre veglione fantozziano, si defilano. Se ne riparla lunedì.
Cgil, Cisl e Uil. I sindacati: «Siamo pronti a sostenere la battaglia»
L’AQUILA Pronti a sostenere la battaglia in favore della ricostruzione. E, se necessario, a scendere in piazza con una mobilitazione massiccia per chiedere, a gran voce, che la rinascita del territorio colpito dal sisma del 2009 sia inserita a pieno titolo tra le priorità del governo. I segretari provinciali Umberto Trasatti (Cgil) (foto), Paolo Sangermano (Cisl) e Michele Lombardo (Uil), hanno incontrato il sindaco Massimo Cialente e Giovanni Lolli. A margine della riunione, i sindacati hanno consegnato a Cialente la lettera inviata ai segretari regionali di Cgil, Cisl, Uil, in cui si chiede di investire le segreterie nazionali, che si riuniranno lunedì prossimo a Roma, della «questione L’Aquila». «Riteniamo», affermano Trasatti, Sangermano e Lombardo «che la ricostruzione dell’Aquila sia una priorità del Paese. Le risorse stanziate dal governo risultano irrisorie e assolutamente insufficienti per consentire la prosecuzione dei lavori nel centro storico. Se la legge di Stabilità non dovesse subire modifiche, la ricostruzione dell’Aquila e dei comuni del cratere sarà destinata a bloccarsi completamente all’inizio del prossimo anno». Preoccupazioni condivise espresse chiaramente nella lettera indirizzata ai segretari regionali di Cgil, Cisl, Uil. «In riferimento ai contenuti della Legge di stabilità e in previsione dell’incontro nazionale unitario, che si terrà il 21 ottobre», si legge nella nota, «considerando che il provvedimento, già oggetto di pesanti critiche sotto il profilo sociale, è ulteriormente penalizzante per il nostro territorio, chiediamo che i segretari regionali intervengano nei confronti delle segreterie nazionali affinché, tra le richieste di modifica della Legge e le priorità da presentare in parlamento, siano adeguatamente rappresentate le esigenze dell’Aquila e dei comuni del cratere, con lo stanziamento di risorse necessarie a garantire il processo di ricostruzione». «Chiediamo, inoltre», prosegue la lettera degli esponenti del mondo sindacale, «di sostenere, nei confronti della Regione, la necessità di coesione del fronte istituzionale, affinché tutte le iniziative, anche di mobilitazione, siano fortemente e unitariamente sostenute». I segretari provinciali di Cgil, Cisl e Uil, infine, si dicono pronti alla mobilitazione «e a sostenere tutte le iniziative in campo a sostegno del territorio colpito dal sisma del 2009 e a garanzia di adeguati stanziamenti per la ricostruzione».