ROMA Che la manovra convincesse poco la stessa maggioranza si era capito ma che scoprisse tanto i nervi dei partiti era difficile prevederlo. Un colpo che ha investito in pieno Scelta civica con l'abbandono del suo fondatore, Mario Monti. Il Pdl diviso ha riportato il centro nuovamente in ebollizione e nei futuri equilibri potrebbe inserirsi anche l'ex ministro Passera. Lo scambio di accuse di ieri tra l'ex premier e Pier Ferdinando Casini fa capire però che il progetto comune è arrivato al bivio e rischia di schiantarsi non solo per l'appoggio al governo. «Noi lo sosteniamo tenacemente ma questo richiede una capacità del premier Letta di frenare i due partiti maggiori che si muovono con interessi elettorali», dice Monti. «La linea di Scelta civica non è quella di appoggiare l'esecutivo senza se e senza ma, così come non lo è quella che prevede aperture al Pdl senza che questo venga emendato da alcune personalità». Nonostante i giri di parole, il professore manda a dire a Casini che non si flirta con il Pdl prima che si liberi di Berlusconi e dei falchi accusati di «europeismo a giorni alterni». Infine il colpo finale ancora contro l'Udc: «Hanno tradito l'ispirazione di un partito che loro mi hanno chiesto di formare anche per portarli o riportarli in Parlamento». Casini accusa il colpo, «sono accuse ridicole, Monti è un po' rissoso ma questi sono problemi che non mi riguardano». Fedeltà incondizionata al governo perché «l'Italia è già così difficile da governare, non possiamo ogni giorno mettere i bastoni tra le ruote al povero Letta». Il movimento nato appena nove mesi fa sembra smarrito nonostante i dissidi tra le due componenti dei montiani e dell'Udc fossero noti. La prossima settimana il direttivo del Senato affronterà lo scontro al vertice che con Casini e Monti investe anche il ministro Mauro schierato con la fazione “governista”. Proprio il titolare della difesa ed ex Pdl è il primo a essere accusato di voler spingere Scelta civica verso il centrodestra. Così gli ex Dc sarebbero pronti allo strappo per dare vita a un nuovo gruppo con le porte aperte ai cattolici e moderati del partito di Berlusconi. «Sapevo che sarebbe finita così, per questo con grande sofferenza dissi di no a entrare in quel partito» dice oggi l'ex ministro Corrado Passera che annuncia di essere pronto a tornare di nuovo nell'agone della politica.