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Data: 19/10/2013
Testata giornalistica: Il Centro
Imprese in rivolta: cambiare la legge. «Più tagli alla spesa e meno tasse sul lavoro». Camusso: questo è un governicchio, lunedì decidiamo lo sciopero unitario

ROMA Nulla per la ripresa. Iniqua. Con pochi tagli alla spesa pubblica. Con una microscopica riduzione del cuneo fiscale. Imprese e sindacati sparano sulla legge di stabilità varata dal Consiglio dei ministri. Con la speranza che il Parlamento possa intervenire e modificarla sentendo il grido di dolore delle parti sociali. I sindacati confederali lunedì decideranno probabilmente la proclamazione dello sciopero generale unitario. Le critiche piovute sul governo sono molto severe. A partire da quelle espresse dal mondo delle imprese. Tutte le sigle (Abi, Alleanza delle cooperative, Ania, Confindustria, Rete imprese Italia) in un documento unitario chiedono «misure più consistenti per la ripresa». Perché nella legge di stabilità non ci sono le condizioni per agganciarla. Servono, secondo le imprese, «una rapida e decisa azione di tagli alla spesa pubblica» e una «riduzione più incisiva del cuneo fiscale e del costo del lavoro». Le imprese faranno attività di pressione su governo e forze politiche perché il Parlamento in sede di conversione in legge, modifichi il provvedimento «pur nella consapevolezza dei limiti imposti dai conti pubblici». Oltre ai due punti centrali (tagli e cuneo fiscale) le cinque organizzazioni indicano la necessità di interventi sull’accesso al credito «sia attraverso le garanzie sia attraverso la patrimonializzazione delle imprese e delle banche». Durante il tradizionale convegno annuale, anche i giovani industriali non hanno fatto sconti ai provvedimenti del governo. «Ci aspettavamo una legge di stabilità coraggiosa e di rottura, che segnasse la fine del rigore depressivo e l’avvio di investimenti per la crescita. Non è stato così». Il presidente Jacopo Morelli chiede di «rivedere i punti sul taglio delle tasse sui redditi da lavoro e da imprese. Bisogna trovare altre soluzioni e risorse, così non va bene» perché «le tasse dovevano calare non di uno 0,7% in tre anni, ma di diversi punti e strutturalmente». A sostegno delle sue proposte, il presidente dei giovani di Confindustria ricorda che in Italia il peso totale delle tasse sulle aziende è al 68,7% mentre in Germania è al 46,8% e negli Usa al 46,7%. Le organizzazioni dei lavoratori stanno scaldando i motori della mobilitazione. Lunedì si svolgeranno sia le segreterie unitarie di Fiom, Fim e Uilm che quelle confederali di Cgil, Cisl e Uil. In quella sede sarà decisa la proclamazione dello sciopero generale: «L’orientamento unitario è per farlo» afferma Susanna Camusso. Dal leader della Cgil sono arrivati duri attacchi all’esecutivo definito un «governicchio nel senso che non sceglie» perché «ha scelto di mettere la stabilità prima delle scelte del fare». C’è dunque il rischio che la legge «sia una soluzione che non facendo scelte non scontenta ma non fa nemmeno l’interesse del Paese» e che «stabilizzi più il governo che il Paese». Camusso dice chiaramente che non gli «piacciono le larghe intese, non si capisce dov’è il punto di mediazione tra le parti diverse». Certo questo governo Pd-Pdl non potrà fare ciò che la Cgil vorrebbe: la tassazione delle rendite finanziarie «in gran parte detenute dalla banche» come avviene nel «resto del mondo».

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