L’AQUILA Di questi tempi meglio non parlare di correnti o vecchi amici, nè di falchi, colombe, lealisti o pontieri. Zitti, vaghi, ondivaghi, dubbiosi: consiglieri e assessori regionali Pdl preferiscono non dichiararsi, tutti pidiellini certo ma di che corrente vattelapesca, la crisi di identità politica è così forte che forse verrà opportunisticamente superata soltanto in prossimità delle prossime elezioni regionali. Niente etichette quindi, meglio aspettare di vedere come butta a livello nazionale. Sennò si rischia di rimetterci la candidatura. E così nel frattempo il consiglio si divide in mille rivoli, tra correnti e ripensamenti, gruppi e monogruppi.
I più incerti sono gli ex An come Febbo, Giuliante, Sospiri, De Fanis. Ufficialmente tutti con Gasparri e Matteoli. Ma di fatto uno come Giuliante l’ha detto chiaro e tondo: meglio azzerare le cariche e andare al congresso. Quindi col cuore sempre con Matteoli, sua vecchia fiamma politica, strizzando però l’occhio a Fitto. E gli altri chissà. «Diciamo che anche Matteoli alla fine si è detto d’accordo con l’azzeramento delle cariche e la soluzione del congresso. Ma ho anche detto che per la sintesi era meglio un giovane», dice Giuliante. Sulla stessa lunghezza d’onda Ricciuti e Chiavaroli, uno dei primi per la verità a fare coming out per Berlusconi, e a livello nazionale Pelino e Razzi. Dal Venezuela il portavoce del Pdl ammette: «Certo nessuno si scoprirà ufficialmente prima che la geografia Pdl non verrà chiarita a livello nazionale». Sicuramente, e non lo fanno Nasuti o Tagliente, oppure Morra o Gatti che si nascondono dietro il paravento del partito con cui hanno corso alle ultime elezioni politiche (la Destra per il primo, Fratelli d’Italia per il secondo) anche se non esistono più e anche se in consiglio regionale continuano a restare sotto l’ombrello del gruppo Pdl. «Io sto con la Destra, ma alle prossime elezioni non è detto che io mi candidi. Vedremo», mette le mani avanti Morra.
Un altro che sta zitto è il governatore e con lui i suoi fedelissimi. Proprio perchè bissa la candidatura, Chiodi preferisce mantenere un profilo basso. Però le sue simpatie per Quagliariello sono note, e quindi lui con tutti i suoi fans dovrebbero di fatto schierarsi con la corrente lealista che fa capo ad Angelino Alfano insieme a Piccone, Tancredi, Federica Chiavaroli, ma anche con Pelino e Razzi. Con lui probabilmente anche Di Dalmazio e Carpineta, assessori esterni scelti da lui e per questo eternamente riconoscenti, Walter Di Bastiano e lo stesso Venturoni.
La forte crisi di identità politica è esplosa per la verità quando è uscita la lista dei morosi Pdl, scatenando il si salvi chi può. Tutti pidiellini certo, ma con una lunga lista di distinguo, della serie qualunque scusa è buona pur di non mettere mano al portafogli. Tagliente è stato il primo: «Io sto con Tagliente, rispondo solo a me stesso». E di fatto l’ex presidente del consiglio non starà sicuramente con Quagliariello perchè la sua politica anti-Chiodi lo allontana dai lealisti di ogni ordine e grado. Incerto Nasuti, pidiellino fedifrago e pentito che milita nel gruppo misto. Da vedere che fine faranno i finiani Stati e Rabuffo o gli stessi fratellini d’Italia, di fronte alle manovre romane di Alemanno o di Storace e Poli Bortone. Certo, a guardare il numero dei gruppi in consiglio regionale c’è da farsi girare la testa. Dodici, fino ad oggi, ma altri due sarebbero in arrivo: Pdl, Italia dei Valori, Fli, Movimento per le autonomie, Pd, Misto, Comunisti italiani, Rifondazione, Alleanza per l’Italia, Rialzati Abruzzo, Sinistra-Verdi, Udc. In costruzione il gruppo 139 con Costantini che conta di portarsi dietro altri cinque consiglieri. E Officina per l’Italia con Alessandra Petri. Quattordici, un botto. Le grandi manovre sono cominciate. «In vista delle elezioni ne vedremo delle belle - commenta Morra - per orientarsi qui dentro ci vuole il navigatore satellitare». A condizione che venga aggiornato ogni settimana.