ROMA «Noi siamo fortemente contrari a questa applicazione retroattiva e speriamo davvero che il Parlamento e il Pd correggano la propria impostazione». Lo dice chiaro e tondo, a sera, il segretario del Pdl Angelino Alfano, parlando al Tg1 della legge Severino. Non lascia nulla d’intentato, il centrodestra di governo, per scongiurare lo show down sulle sorti giudiziarie di Berlusconi: caccia ai voti in aula, braccio di ferro sul voto segreto. «Io decisiva? Non saprei, penso che anche il senatore Zeller abbia qualche dubbio. E in ogni caso deciderò solo dopo aver letto la documentazione e aver valutato i precedenti». Il pallino ora lo ha in mano lei. Linda Lanzillotta, montiana. Ha tempo fino al 29 ottobre giorno in cui è in programma la seconda seduta della giunta presieduta da Pietro Grasso. Quel giorno si dovrà stabilire se votare in Senato in modo palese o segreto la decadenza di Berlusconi.
Va da sé che la questione sta molto al cuore al Cavaliere e ai suoi, appunto. «Dissi sin dall’inizio che sarei stata contraria ad una modifica del regolamento in corso d’opera. Ora però siamo in una fase diversa, siamo chiamati a esprimere una valutazione oggettiva». «Bisogna stare alle norme - continua la Lanzillotta - valutare sulla base della dottrina corrente in modo trasparente». Ma in linea di principio? «Non ci dovrebbe essere tutta questa discrezionalità». E in Aula? «Mai avuto dubbi: voterò per la decadenza, per l’applicazione della Legge Severino».
LO SPIRAGLIO
Il conto non è difficile. La giunta per il Regolamento è formata da 13 membri più il presidente Grasso (che non vota). Sei senatori favorevoli al voto palese (3 Pd, 1 Sel, 2 M5S); 6 contrari (3Pdl, 1 Lega, 1 Gal, più l’autonomista Karl Zeller. Il quale Zeller pur appartenendo allo schieramento opposto e contrario sembrerebbe orientato per il voto segreto. Il senatore di Merano lascia però aperto uno spiraglio. «Ho chiesto di conoscere tutti i precedenti e Zanda e lui si è impegnato a farmeli avere. Se il capogruppo Pd mi convincerà sono pronto a cambiare idea. Ma lo avverto: sarà molto difficile». Una posizione simile è quella di Gianni Cuperlo. Il candidato alla segreteria Pd, ieri a Napoli, è convinto che «passare dalla logica delle leggi ad personam a quella dei regolamenti ad personam non sarebbe conveniente». E neanche Zanda gli farà cambiare idea. La querelle andrà avanti fino a quando non si chiariranno i dubbi. Pd, Sel e 5Stelle sostengono che non è «una votazione riguardante persone» bensì l’integrità del Plenum. Si veleggia sul filo del comma, della virgola, rischiando così di prestare il fianco ai sostenitori del «complotto». Tanto più che - voto palese o segreto - la partita si giocherà comunque in Aula, (a fine novembre o al massimo ai primi di dicembre).
PRESSING SUI CENTRISTI
Per mettere a segno il «ribaltone» a Berlusconi servono almeno una trentina di franchi tiratori. Ma dove trovarli? Per ora può contare sui voti certi di Pdl (91), Lega (16) e Gal (10). Ne potrebbero arrivare altri 12 dalla dissoluzione di Sc, anche se Mauro e Casini hanno chiarito che il loro no alla decadenza dipenderà dalla relazione della giunta e comunque gli stessi centristi ritengono improbabile un no compatto di tutti e 12 i neo-ppe. Verdini però non è uomo da lasciarsi scoraggiare facilmente e, come ha garantito al Cavaliere, il suo pallottoliere è già all’opera.