ROMA Non ha cambiato idea. Rimane un «garantista», convinto che il voto del Senato debba essere segreto «perché così prescrive il regolamento». Pier Ferdinando Casini lo diceva in tempi non sospetti, prima di rompere con Monti, anche se ora nel Pdl c’è già chi lo legge come un assist insperato a Berlusconi. Lo ha ripetuto ieri a Porta a Porta: «Il Senato attenda la definizione dell’interdizione da parte del tribunale, non c’è nessun bisogno di interpretare la legge Severino». Tradotto in ore, giorni e forse mesi vorrebbe dire allungare i tempi, spostare la data del «giorno del giudizio». Fermarsi. Sospendere per qualche giorno l’arruolamento dei franchi tiratori. Ma il cacciatore di teste Denis Verdini resta in azione. Ha una mission impossible: salvare lo scranno del Cav.
VOTI SICURI
Premesso che in caso di voto segreto - e tutto lascia pensare che la giunta del regolamento nella prossima seduta del 29 ottobre propenda per questa interpretazione - le sorprese ci sarebbero comunque. Premesso che in tutti i precedenti si è registrata una quota di parlamentari ingovernabili e fuori controllo, va detto che questa volta il partito della decadenza può contare su 184 voti più o meno «sicuri». Quelli di Pd (108), Sel (7), Autonomisti (10), Grillini (50), fuoriusciti Grillini (4) e senatori a vita (5). Con il plenum a 321, bastano e avanzano per mandare a casa Berlusconi. Ma ci sono anche quelli di Scelta civica. Voti ad alta volatilità data la situazione in cui versa il partito di Mario Monti dilaniato dalle divisioni interne (oggi la direzione nazionale e la resa dei conti). Ragionando per difetto ne potrebbero arrivare almeno altri 8 (i montiani) portando così il totale a 192. Con l’altro partito che (per eccesso) potrebbe arrivare al massimo a 139, ma già si sa che tra i centristi in fuga da Super Mario alcuni voteranno per la decadenza.
ACCUSE E VELENI
«Quando si trattò di decidere che atteggiamento avremmo tenuto nella giunta per le imminutà l’unica voce che si levò contro la decadenza fu quella di Albertini - sostiene il montiano Gianluca Susta - vedo ora che qualcuno ci ha ripensato». Susta voterà per la decadenza ma è favorevole al voto segreto e proporrà che questa sia la linea di Sc (se stasera esisterà ancora). Luigi Marini, ex presidente di Confcooperative, uno dei 12 firmatari del documento pro-governo Letta, precisa: «La ricostruzione di Susta non è corretta, quel giorno non fu presa alcuna decisione. Ci fu un dibattito kafkiano: alla presenza di Monti si decise di lasciare al nostro membro in giunta, Benedetto Della Vedova, liberta di coscienza». E ora? «La decisione - propone Marino - dovrà essere presa dal gruppo. Aspettiamo l’arrivo in aula e poi vediamo». Maria Paola Merloni prende tempo: «Aspettiamo la direzione». E Maurizio Rossi, un altro dei 12 firmatari, garantisce: «Palese o segreto il mio voto non cambia, voterò per la decadenza».
NIENTE SHOPPING
Guardando i numeri sembrerebbe tutto già deciso. Eppure... «Ho visto - teme tranelli il socialista Nencini - troppi pranzi, non mi sorprenderei che nei prossimi giorni ce ne fossero altri e qualcuno rischiasse l’indigestione. Restiamo sereni ma vigili». Aria di shopping? «Non credo, anzi, a essere sincero io vedo una brutta aria e l’ho anche scritto a Berlusconi - avverte Paolo Naccarato (Gal) - ”guarda Cavaliere che qui ti fanno fuori. Con il voto segreto verranno ulteriori sorprese e più cocenti delusioni. Ti tradiranno i tuoi“». I 5 Stelle si dicono blindati. Però spingono per il voto palese. Il Pd è diviso. Cuperlo vuole il voto segreto, Casson e Zanda palese. Temono che il duo Grillo-Casaleggio stia ordendo un agguato: votare contro per far saltare il banco, cavalcare l’anti-politica e mandare i democrat in mille pezzi. «Troppo cinismo, troppa crudeltà, neanche i talebani li seguirebbero - garantisce un dissidente - voteremo compatti per disarcionare il Cavaliere».