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Pescara, 16/05/2025
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Data: 27/10/2013
Testata giornalistica: Il Messaggero
Alitalia replica ad Air France: «Inaccettabili le vostre accuse». Per la compagnia italiana tutto si è svolto in maniera trasparente

ROMA Irritazione e bocche cucite. O quasi. Almeno ufficialmente, dallo stato maggiore di Alitalia non trapela nulla, filtra solo imbarazzo. Forse perché il presidente Roberto Colaninno è lontano, impegnato a Washington con il gruppo Piaggio a presentare la nuova Vespa 946. O perché l’uno-due dei soci francesi, con le lettere di fuoco prima del presidente Alexandre de Juniac e poi del cfo, Philippe Calavia, ha lasciato il segno ed è meglio evitare lo scontro aperto. Dopo una lunga riflessione, nel pomeriggio di ieri la reazione prende corpo. Poche righe consegnate all’Ansa per sostenere che quello che dichiara Parigi non è vero e che tutto si è svolto regolarmente. Non una parola di più. Si è preferito cioè non replicare punto su punto alle accuse dettagliate dei francesi, ma segnalare alla magistratura la diffusione delle due lettere pubblicate dal Messaggero. Eppure sarebbe stato auspicabile, proprio per fugare i dubbi, conoscere che cosa pensa il vertice di Alitalia in merito alle forti obiezioni sollevate da Air France. Obiezioni - lo ricordiamo - che riguardano la sostenibilità del piano finanziario, la condivisione delle scelte, le modalità di svolgimento di assemblea e cda, il business plan, il rapporto con le banche, la trasparenza delle informazioni. Punti messi nero su bianco dal più importante socio e maggior partner industriale della compagnia guidata da Colaninno. Non da un socio di minoranza. Come accennato, fonti Alitalia si limitano a definire le affermazioni di Air France «non corrispondenti al vero e palesemente in conflitto con le risultanze dei verbali di consiglio e di assemblea». Si aggiunge poi che i soci d’Oltralpe hanno sempre votato in maniera favorevole nel corso dell’ultimo cda e che l’atteggiamento ostile risulta quindi davvero singolare, anzi inaccettabile. Al di là della schermaglia, che vede di fatto Colaninno sempre più in bilico dopo il j’accuse di de Juniac e i malumori del governo Letta, non è escluso che la mossa dei francesi sia più tattica che di sostanza. Due gli scenari. Da un lato fare pressing sulla compagnia - sul presidente in particolare - per ottenere la costituzione di un working team in comune capace di ridefinire la strategia del vettore nazionale. E di farlo subito e senza condizioni. Ad impostare la svolta, manco a dirlo, dovrebbero essere manager provenienti da Parigi, catapultati ad occupare i posti chiave: dalla gestione delle vendite, alla flotta, all’organizzazione del lavoro. Dall’altro, aumentando la tensione Parigi potrebbe avere come scopo finale quello di tenersi le mani libere fino all’ultimo istante sul fronte dell’aumento di capitale, mettendo nell’angolo i soci italiani per poi fare un solo boccone di Alitalia. In tanti, tra i soci, ritengono che Parigi stia addirittura preparando la strada ad un’azione legale per uscire di scena clamorosamente.
SARMI TRANQUILLO

Dalle Poste, scelte dal governo per tutelare sia Alitalia che il suo hub Fiumicino, si ostenta invece serenità. C’è massima disponibilità a lavorare insieme ai francesi per mettere a punto il nuovo piano industriale. Anzi si fa capire che contatti sono già in corso. Come dire che il futuro, nonostante i tanti interrogativi aperti sulla sottoscrizione dell’aumento di capitale, è già cominciato. Un futuro che potrebbe vedere proprio il presidente Colaninno farsi da parte. Al ministero dei Trasporti anche ieri hanno ribadito che serve discontinuità sia nel piano aziendale che nel management.

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