ROMA La Rai ai privati? Il ministro Saccomanni apre anche se con la massima cautela. Bocciata invece l’ipotesi di una patrimoniale, mentre sulla seconda rata Imu e sul cuneo fiscale rimanda la palla al Parlamento. Incalzato da Fabio Fazio a «Che tempo che fa», qualcosa lascia però capire. Innanzitutto assicura che sulle cessioni il governo vuole andare fino in fondo. Abbiamo detto - spiega il ministro dell’Economia - che vareremo un piano entro l’anno sia per «le dismissioni in campo immobiliare sia per le partecipazioni azionarie dello Stato e sono sotto esame tutte le varie ipotesi», pure la tv di Stato. Non solo l’Eni o la Sace quindi, ma anche la Rai che «è una società di cui lo Stato è azionista, visto che l'obiettivo è dare una mano alla riduzione del debito pubblico». Alla domanda di Fazio se comunque la Rai rimarrebbe pubblica, Saccomanni ha risposto affermativamente. Una privatizzazione parziale quindi, ma comunque una novità nel panorama delle cessioni di Stato. Sempre che la politica, come già accaduto in passato, non freni. Immediata la reazione del segretario dell’Usigrai Vittorio Trapani che ha chiesto al ministro di «fare chiarezza».
Del resto Viale Mazzini, valutata da un recente studio di Mediobanca circa 2,5 miliardi, fa gola a molti. E potrebbe servire a far cassa in tempi relativamente rapidi. Evita invece commenti il ministro sulla sorte della seconda rata dell’Imu perchè «non faccio annunci di politica fiscale in tv».
Spetta invece al Parlamento decidere come allocare le risorse, circa 1,5 miliardi, per alleggerire l’onere fiscale che grava sulla busta paga e sulle imprese. Poi precisa che quando si dice che la nuova tassa sulla casa sarà più pesante dell'Imu «si tende a dimenticare che lo Stato ha devoluto 1 miliardo per alleviare, per compartecipare alla gestione di questa tassa». E poi, aggiunge, la nuova tassa «sarà gestita a livello dei Comuni che potranno anche azzerarla. C'è un problema di capienza delle risorse, ritengo che 1 miliardo da dedicare a questa funzione sia sufficiente». Esclusa categoricamente una tassa patrimoniale che «va bene in linea di principio», ma che non considera che «il patrimonio degli italiani, seppure valga 6-8 volte il Pil, è già investito in immobili, imprese etc..» e non si può certo renderlo disponibile.
La sfida è tutta nella spending review. Il ministro indica le linee d’azione. «Tra i settori dove è più facile che ci siano sprechi, uno è la sanità: abbiamo deciso con il ministro Lorenzin di non introdurre adesso nessun taglio, ma aspettiamo di concordare con lei un piano complessivo». Insomma, per il prossimo anno ci saranno novità. Confermata anche la volontà d’intervenire sull’universo delle partecipate degli enti locali (vedi articolo nella pagina a fianco), dove sprechi e inefficienze sono da record.
LE TURBOLENZE
Serve stabilità per favorire la ripresa. Saccomanni lo ripete e aggiunge che con il premier Enrico Letta «ci siamo sentiti anche ieri e continuiamo a essere ottimisti» sulla tenuta del governo perchè «il danno che l'economia avrebbe dall'irrompere dell'instabilità politica sarebbe davvero incalcolabile.