ROMA A volte ritornano. Avrà potuto pensare un non eccessivamente preoccupato Roberto Maroni, ascoltando la nuova minaccia di Umberto Bossi di ricandidarsi alla segreteria della Lega, nonostante gli acciacchi della salute. Il Senatùr, commemorando a Lazzate il più volte sindaco del Comune brianzolo Cesarino Monti, ha detto di sentirsi spinto «a tornare per sistemare le cose» da «una montagna di gente» che glielo chiede, perché «spaventata nel vedere quello che è accaduto, le espulsioni di troppa gente e il sospetto che la Lega possa finire».
Naturalmente, per un Bossi tornato in front line alla guida del Carroccio si riproporrebbe il tema delle alleanze, alla luce degli intervenuti cambiamenti sulla scena politica. E qui comincerebbero i primi problemi. La nuova Forza Italia? Viene chiesto al Senatùr, e lui: «La sola parola Italia mi fa venire l’orticaria». Tuttavia, Bossi non disconosce a Silvio Berlusconi il ruolo di leader incontrastato comunque vadano le cose in casa Pdl: «Tutti dicono che - voto palese o segreto che sia - decadrà, ma anche se decade il Cavaliere ha i voti e li può indirizzare. Anche lui - aggiunge - è stato tradito dal suo partito perché la sinistra ha spostato le cose a proprio vantaggio, il sistema si è comprato gli uomini chiave del suo partito, come è capitato più o meno lo stesso anche a me».
I FIGLI UCCIDONO
Ma se decadenza sarà, qualcuno dovrà prendere il posto del Cavaliere. E vociferandosi di una successione dinastica della figlia Marina, il Senatùr, memore di infarinature psicanalitiche, dice la sua: «I figli li lascerei perdere, perché uccidono... A far politica basta lui, non c’è bisogno della figlia». L’ ex segretario del Carroccio celebrava ieri il recentemente scomparso Cesarino Monti, definito «il miglior sindaco leghista» - che anche Flavio Tosi ne sia avvertito a Verona - colui il quale, ricordava Bossi, «inventò i concorsi padani, grazie ai quali si dava un punteggio in più ai residenti. Per questo il prefetto di Milano chiese la sua decadenza». Una volta evocata la centralista e statolatrica figura del prefetto, non a caso giunge l’annuncio del segretario della Lega lombarda ed europarlamentare Matteo Salvini, anch’egli presente alla manifestazione, di un referendum per abolire «una emanazione odiosa e antistorica dello Stato centrale, quella del prefetto». Altra consultazione popolare promossa dalla Lega sarà quella per abrogare il provvedimento del ministro dell’Integrazione Cecile Kyenge, che consente anche a coloro che non hanno la cittadinanza italiana di partecipare ai concorsi pubblici. «Tanto vale, altrimenti - chiosa sempre Salvini - vendere la propria cittadinanza su eBay».