L’AQUILA La Leopolda aquilana è scaldata dal pescarese Luciano D’Alfonso. A sostegno delle ragioni del Pd locale – tacciato d’ingratitudine dal sottosegretario Giovanni Legnini – sbarca il candidato in pectore per le Regionali. Che trova un Pd periferico giunto a togliere di mezzo le bandiere del partito, rimpiazzate con quelle neroverdi, per fare casino contro gli stessi compagni che stanno al governo col Pdl ma non riescono a far passare, no, il messaggio che per L’Aquila i fondi presuntivamente stanziati nella legge di Stabilità non bastano. Seduto in prima fila, l’ex sindaco di Pescara ascolta tutti gli interventi, compreso quello del giovanissimo democratico William Giordano («il centro storico è spettrale, i ragazzi si stanno dando alla droga e all’alcol, se non s’interviene in tempo da qui se ne andranno tutti»), per poi riordinare in un attimo gli appunti del Moleskine e rilanciare la questione L’Aquila a livello regionale e nazionale. «Produco idee fino a quando non avrò un trono democraticamente inteso», annuncia. Poi entra nel merito. Il lavoro degli amministratori e degli esponenti del Pd è sotto gli occhi di tutti, dice D’Alfonso, ma il dossier L’Aquila va implementato e irrobustito. Per questo serve l’aiuto di tutti. E dev’essere ben chiaro al governo «senza dover stare ogni volta a litigare». «Il dialogo con Roma è necessario», aggiunge, «così come il raccordo tra politica e amministrazione, nel circuito virtuoso comunità-partiti-eletti nelle istituzioni. In catastrofi come questa il rischio è di perdere la fiducia, e di rifare le mura senza avere però la vita di una città. Non può trascorrere il tempo invano. Il Pd nazionale deve impegnarsi perché, a fronte del danno subìto, vi sia una norma che stabilisca risorse certe negli anni. Occorre lavorare anche in Europa per far passare il concetto della gestione delle catastrofi con adeguati stanziamenti». In sala, tra gli altri, col sindaco Massimo Cialente, la senatrice Stefania Pezzopane e l’ex parlamentare Giovanni Lolli, si notano il capogruppo regionale del Pd Camillo D’Alessandro, che si dice pronto a sospendersi dal partito, rimettendo il mandato agli organi nazionali («perché la prepotenza di Chiodi verso L’Aquila e gli aquilani, peggiore degli show di Berlusconi, non può passare sotto silenzio»), i consiglieri regionali marsicani Giovanni D’Amico e Giuseppe Di Pangrazio, il segretario provinciale Mario Mazzetti, il segretario locale Stefano Albano che rinuncia alla corsa alla segreteria «perché L’Aquila viene prima del Pd». E giù applausi. Il ruolo di «ragioniere» è sempre dell’ex parlamentare Giovanni Lolli che ripercorre i numeri di una storia infinita. Tra ricostruzione pubblica e privata si arriva a una previsione di 3,4 miliardi ma non tutti disponibili «in cassa». «Basta avviare il sistema delle anticipazioni ampliando lo stanziamento con fondi aggiuntivi rispetto a quelli già predisposti». Potrebbero bastare altri 600 milioni. Obiettivo 2,6 miliardi in più annualità. Il sindaco Cialente non sa come fare a spiegare ai cittadini che il cronoprogramma senza soldi non sarà rispettato. Pezzopane chiosa così: «Non siamo dei matti che stanno sempre a strillare. Chi non vive qui non si sente dire ogni giorno: “quando posso rientrare a casa?”. Stanno provando a isolarci ma non ci stiamo: la battaglia per ottenere di più va avanti. Il Pd deve starci, in prima fila». Primo snodo giovedì a Roma al tavolo tecnico col governo.