PESCARA Sono ancora in corso i lavori di dragaggio del porto di Pescara ma, ieri, è stato lanciato già il primo allarme sul futuro: senza manutenzione costante e senza interventi per evitare l’insabbiamento alla foce del fiume Pescara, il porto tornerà indietro all’emergenza del 2011 quando è scattata la chiusura. A dirlo è stato il comandante della direzione marittima Luciano Pozzolano e i docenti dell’università D’Annunzio esperti in geologia. Ma i politici e gli amministratori, responsabili del porto ridotto a un pantano ma investiti ancora del compito di cambiare lo scalo, hanno disertato il convegno in Provincia su «Fiume, porto, diga: danno o risorsa?». Neanche un politico in sala tanto che l’ex rettore della D’Annunzio, il geologo Uberto Crescenti, ha detto: «Sono deluso dai politici. Chi dovrebbe ascoltare il parere dei tecnici per conoscere ed evitare gli effetti dannosi delle opere non è presente. Se Pescara vuole crescere deve garantire i traffici commerciali e turistici e, per farlo, serve innanzitutto una manutenzione ordinaria e costante». Allarme di Pozzolano. «Per adesso», ha detto il comandante Pozzolano, «ci abbiamo messo una pezza ma l’emergenza resta e resterà fino a quando non sarà assicurata la manutenzione ordinaria del porto e non sarà messo in pratica un progetto di medio termine per evitare l’insabbiamento. I lavori in corso sono stati il primo passo per consentire alla marineria di lavorare. Se non si arriverà all’approvazione del Prp (Piano regolatore portuale) gli ostacoli che provocano l’insabbiamento del porto non saranno rimossi. Messa così, se il dragaggio in corso porterà via 250 mila metri cubi di fanghi dal fondale e calcolando che ogni anno il fiume porta con sé almeno 50 mila metri cubi di detriti, nel giro di una manciata di anni il caso si ripresenterà. Comunque, per rimediare agli errori del 1997 non occorrono grandi progetti». Pozzolano, poi, a chi sogna l’attracco delle navi da crociera ha ricordato: «La vocazione di Pescara è peschereccia ed è necessario far ripartire il traffico delle petroliere perché Pescara è un centro di smistamento strategico di benzina e gasolio. Io sono pragmatico, dico no ai voli pindarici dei politici». «Manutenzione e farsa». «Manutezione» è la parola d’ordine anche di Sergio Rusi, docente di Idrogeologia della D’Annunzio. Quella del mancato dragaggio, per Mario Rainone, docente di Geologia applicata della D’Annunzio, è stata una storia con uno «scaricabarile» tra i politici «ai limiti della farsa, se non fosse che tutto ciò ha avuto costi (e ne avrà ancora) per gli imprenditori, la marineria e la città». Analizzando la profondità dei fondali, Rainone ha lanciato un atto di accusa: «Chi deve controllare non l’ha saputo fare e poi è mancata la manutenzione ordinaria». È un messaggio all’Arta, incaricata dei rilievi batimetrici: «Chiunque, anche i bambini, di fronte ai dati, avrebbe potuto accorgersi del progressivo insabbiamento del porto. Purtroppo», ha detto Rainone, «all’Arta non assumono i bambini». Il pilota del porto. «Come è adesso, il porto non può garantire un futuro. La Regione deve esprimersi sul Prp ma la politica, finora, si è sempre tirata indietro», ha detto Leonardo Costagliola, pilota del porto. Inquinamento. Secondo un rapporto della forestale, lungo il Pescara sono censiti 116 scarichi abusivi: «E lungo l’asse attrezzato in direzione Chieti», ha affermato Lino Prezioso, manager dei sistemi di depurazione, «vicino a una concessionaria d’auto c’è un fosso che scarica liquami tal quali nel fiume. Servono soluzioni tecniche per evitarlo, oltre alla bonifica dei siti contaminati e delle discariche a ridosso dell’alveo fluviale». Per contenere l’insabbiamento, la proposta di Prezioso è un sistema fisso in grado attraverso un impianto di pompaggio di scavare fino a 4,5 metri di profondità per una larghezza di 10 metri già sperimentato al porto di Misano Adriatico: «Si può fare uno studio di fattibilità anche per Pescara». «Consorzio di porti». Per Mario Sorgentone, coordinatore della federazione di associazioni Città vivibile che ha organizzato il convegno, la risposta all’insabbiamento è «un consorzio tra i porti abruzzesi per acquistare una draga fissa aggirando così le difficoltà degli appalti pubblici. Inoltre, il consorzio dovrebbe occuparsi dello smaltimento e del riuso della sabbia e da ciò potrebbe trarre risorse».